Mazzarri si è rifatto con gli interessi. Tutto quello che non era andato per il verso giusto domenica sera con la Roma, ha funzionato ieri con il Genoa; e tutto quello che qualcuno aveva insinuato a proposito del suo rapporto con De Laurentiis, è stato spazzato in novanta minuti, con una scorpacciata di gol che al San Paolo non si ricordava da anni. Mazzarri vorrebbe dire tante cose. Sfogarsi. Consumare la propria rivincita anche a parole, dopo averla consumata sul campo attraverso la prestazione dei suoi calciatori. Ma conoscendosi, e temendo di andare sopra le righe, preferisce defilarsi. Come si era defilato a Vila Real dopo la sorprendente qualificazione agli ottavi di finale di Champions. E qualcuno aveva sospettato chissà quale decisione clamorosa. Mazzarri va via dopo il sei a uno al Genoa. E lo fa pure di corsa. Saluta, lascia gli auguri a mezza voce a chi era appostato in mixed zone, radio e tv private. Abbandona il San Paolo senza passare per la sala stampa. Chi lo conosce, non si meraviglia. Mazzarri è un passionale. Ama far parlare il campo piuttosto che esternare davanti a taccuini e microfoni, specie dopo un risultato così eclatante che resterà scolpito anche nella sua carriera. Non è da tutti vincere una gara di serie A con un punteggio così largo. E non è da tutti far timbrare il cartellino anche a calciatori che finora non l’avevano fatto ancora: Gargano e Zuniga. E poi, Goran Pandev. L’ha aiutato a riprendersi, l’ha assistito nei momenti difficili e ieri sera ne ha constatato la bravura, nonché l’efficacia nel rimpiazzare un certo Lavezzi.
Eppure Mazzarri non se la sente di parlare, commentare, sottoporsi alle domande di rito.
IL PRESIDENTE- Come l’allenatore, si regola Aurelio De Laurentiis. Ma il presidente s’affaccia in sala stampa a fine partita. Lascia gli auguri a quei pochi che si trovano già lì e va via: «Ci rivediamo dopo il dieci gennaio. Starò fuori per un po’ di giorni. Auguri a voi ed alle vostre famiglie». Probabilmente temeva domande a proposito di Vargas (c’era già uno striscione in curva “bienvenido Edu”) ed avrà preferito evitare.
PAROLA AL DS -Il tecnico toscano (ed il Napoli) lasciano telecamere e i microfoni al direttore sportivo Riccardo Bigon, un professionista scrupoloso e riservato che al fianco di Mazzarri è maturato ai tempi della Reggina e che ora sta lavorando con discrezione per rendere il Napoli sempre più competitivo. Il giovane dirigente è ottimista per il futuro: «Ora che recuperemo anche Britos e Donadel saremo ancora più competitivi. Non se ne vincono tante di gare con un 6-1. Mazzarri sorridente in panchina? E’ chiaro, ma è una tappa del cammino. Malesani ha detto che siamo stati spietati e che se lo ricorderà al match di ritorno a Marassi? Sono convinto che al ritorno daranno il massimo, è giusto così. Il discorso sul finto fair play non ha ragione di esistere, solo in Italia facciamo questi ragionamenti. Sul sesto gol abbiamo rallentato. Erano oggettivamente in difficoltà Sapevamo che l’Europa ci avrebbe tolto qualche punto. Contro la Roma abbiamo perso anche per due gol annullati. Non è una recriminazione, solo una constatazione. Auguri di buon Natale a tutti».
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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