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De Laurentiis: “Lavezzi ha pianto come un bimbo, non lo condanno”

Il pulmino che collega l’aeroporto al jet Alitalia in servizio da Valencia a Roma è pieno di tifosi del Napoli. Amareggiati per l’eliminazione, non avviliti. Immaginate cosa si scatena quando sul mezzo salgono Aurelio e Jacqueline De Laurentiis… Applausi, cori da stadio, invocazioni per il prossimo mercato. Il presidente con pazienza e cortesia risponde a tutti, fa le foto, ascolta. Poi, una volta sull’aereo ha appena il tempo di sistemare i bagagli sopra le poltrone 2D e 2F che spunta alle sue spalle il taccuino del cronista: «Nooo, anche qui?». Beh, è la vigilia di Milan-Napoli, la sfida scudetto, come si fa a non parlarne? «Scudetto lo ha detto lei… Siamo sicuri che non porta male? Facciamo un’altra volta, via…». Eh ma il viaggio, all’andata affrontato con un volo privato, dura cento minuti e il secondo assalto ha successo. Aurelio si decide ad aprire il suo Manuale d’amore per il Napoli raccontando strategie, metodi di gestione, programmi, politica economica, i colpi in cantiere. Cominciando dall’attualità per spiegare come è possibile costruire una squadra di vertice avendo il bilancio in ordine.

 
Partiamo dalla sconfitta col Villarreal: sta pensando più all’eliminazione dalla coppa o al partitone di lunedì a San Siro?
«Guardi, io durante la partita sono uno svizzero, glaciale, controllatissimo, mentre mia moglie che è di Ginevra è una tifosa scatenata. Dopo la partita però, se è andata male, ho dieci minuti in cui mi si deve lasciare in pace. Alla fine mi calmo e rientro nel presidente e quindi oggi dico guardiamo avanti. Per carattere sono portato a dimenticare in fretta. E’ stata una notte stregata, i nostri hanno giocato molto bene. Mettiamocela alle spalle».
 
I tifosi si chiedono come mai Lavezzi sotto rete perda freddezza e lucidità: lei al Pocho ha detto qualcosa?
«Ma figuriamoci, cosa vuoi dire a un giocatore che negli spogliatoi ha pianto per un’ora?».
 
Rimpiange anche lei l’assenza di Cavani nel primo tempo?
«No, io sono allineato con le scelte di Mazzarri, le comprendo e le condivido. Senza la squalifica di Lavezzi ci sarebbe stata una gestione diversa».
 
Cosa apprezza maggiormente del suo tecnico?
«Intanto, è una persona perbene. In secondo luogo è un toscano e io mi sono sempre trovato bene, nel cinema, con i toscani: Benigni, Nuti, Monicelli, Neri Parenti, Veronesi, Ceccherini, Hendel… Parlando del tecnico, ritengo che la sua grande qualità sia la conoscenza approfondita del calcio, sia nella teoria che nella pratica, per cui i suoi schemi di gioco filano in automatico anche in base a come si dispongono gli avversari. Ecco, Mazzarri ha questa grossa capacità di saper leggere le partite. E riesce, nelle sostituzioni, a conciliare la logica con la necessità».
 
Com’è nata l’idea Cavani?
«Proprio da un confronto con Mazzarri e poi dal rapporto eccellente che ho sempre avuto con Zamparini. Fu lui il nostro sponsor in C, col marchio “Mandi” e non l’ho dimenticato. Ma seguo con piacere tutte le squadre del Sud. Volevo Cavani 3 anni fa, così quando seppi da Mazzarri che piaceva anche a lui, e poteva fare al caso nostro, trovai l’accordo con Zamparini in due minuti».
 
El Matador o Ibrahimovic: fra lei e Berlusconi chi ha fatto il colpaccio di mercato 2010?
«Ma no, guardo in casa mia e dico che Cavani ha appena compiuto i 24 anni. Ed è l’attuale capocannoniere…».
 
E’ difendibile Cavani dal probabile assalto dei più ricchi club
europei?
«Certo, i contratti valgono anche nel calcio o no?»
 
Eh, presidente sa come vanno queste cose: propongono il triplo al giocatore e il suo procuratore comincia a muoversi…
«Non voglio credere che esista solo il denaro. Cavani è un idolo di Napoli, tanti si identificano in lui, lo portano come esempio, lo amano. Ha un contratto lungo ed è un atleta di Dio: non vorrà deludere chi lo ha eletto a beniamino, rispetterà la volontà del club».
 
L’anno prossimo gli affiancherete qualcuno? Si parla di un’opzione su Matavz.
«Il mio progetto è quello di avere 22 giocatori sullo stesso piano in modo che al calo di forma di uno si rimedi con le qualità di un altro. Ogni stagione inserisco almeno tre elementi di rinforzo, per il prossimo anno abbiamo già preso il difensore argentino Fernandez, che sta ultimando la stagione nel River Plate. Per l’attacco ne abbiamo diversi nel mirino. Non mi chieda nomi, però, altrimenti i costi lievitano. Le aggiungo che arriverà pure un centrocampista».
 
Beh, che siate su Inler non è un mistero.
«Vabbé, questo posso confermarlo: è un giocatore che ci interessa. Però ne abbiamo individuato un altro per lo stesso ruolo, ha ventidue anni e sarebbe un colpo più conveniente sotto il profilo dell’investimento. Valuteremo».
 
Certo che quel Borja Valero regista del Villarreal, ha fatto un partitone…
«Sì, l’ho ammirato anch’io: quanti anni ha?»
 
Appena 26… Li vuole proprio tutti giovani?
«Amo lavorare con i giovani, anche nel cinema. Hanno forza, entusiasmo. E poi in questo calcio bisogna evitare di accumulare un forte passivo».
 
Questo significa che il Napoli di De Laurentiis non potrà mai acquistare il nuovo Maradona investendo cinquanta milioni?
«Qui le rispondo mai dire mai… Poi aggiungo che tutti cercano il nuovo Maradona e allora bisogna essere bravi a scovarlo a 15-16 anni magari in Africa, oltre che tra Brasile e Argentina. Una volta portato a casa, ai 17-18 anni non lo farei crescere in un campionato minore, lo metterei subito insieme con quelli della prima squadra. Dai quali può imparare».
 
Si aspettava quest’anno di lottare per il titolo o è stata una sorpresa?
«Beh, se devo parlare da presidente dico che mi starebbe bene arrivare quinto visto che l’anno scorso eravamo sesti. Poi se parla il tifoso, beh divento bulimico e le dico che non mi accontento mai e che mi sento pronto per vincere tutto e subito…».
 
Li sceglie lei i calciatori da acquistare?
«Nei primi anni mi fidavo dei miei collaboratori. Ora sono più presente ma sempre con umiltà. Lascio a tecnico e dirigenti le operazioni a costo zero. Se c’è da fare un investimento importante, ecco che intervengo personalmente».
 
E come è riuscito a creare un club che produce risultati senza andare in rosso?
«Credo al lavoro di gruppo, mi piace formare una squadra affiatata sia nel cinema che nel calcio. Abbiamo sfruttato bene merchandising e marketing, siamo l’unica società che si autoproduce, troviamo risorse, insomma, e stiamo attenti agli sprechi. Diciamo che ho applicato le regole dell’industria più complicata al mondo, quella del cinema, che conosco molto bene. Le ho trasportate nel mondo del calcio e questa mia decisione ha funzionato».
 
Come gestirebbe i diritti collettivi per il futuro?
«Dei rapporti della Lega con Infront parliamo magari in una prossima puntata. Ne potrebbe uscire un film giallo o comico. Vedremo»
Fonte: Gazzetta dello Sport
S.D. 

 

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