Che si giochi a Roma, secondo il programma originale, è di fatto una non notizia. Lo sapeva dall’inizio pure Aurelio De Laurentiis, finito ieri nel mezzo di un polverone mediatico e sommerso dalle bacchettate del Coni (Petrucci: «Sono io che nego la disponibilità dell’Olimpico») e della Figc (Abete: «Brutta pagina, anche se con rinsavimento finale»). Tale è stato considerato l’apparente dietrofront del presidente del Napoli, intervenuto a radio Marte. «Sono d’accordo con le dichiarazioni di Andrea Agnelli che giustamente definisce Roma come la sede ideale, per la finale di Coppa Italia. Nessuno ha mai messo in dubbio Roma, visto che ha organizzato di recente una finale di Champions», ha teso la mano il numero uno azzurro, ribadendo peraltro tutte le sue perplessità dei giorni scorsi, all’origine del caso. «Continuo a ripetere che se le autorità non assicurano la sicurezza di chi andrà allo stadio, io non vengo a giocare a Roma. Devo difendere i nostri tifosi e lavoro per loro». Il vertice di ieri sera al Viminale, nella sede dell’Osservatorio, è servito proprio a mettere concretamente sul tavolo — dopo tante chiacchiere — tutte le obiezioni di De Laurentiis. Alcune soltanto formali, come la ripartizione dello stadio Olimpico (curva nord e tribuna Monte Mario alla Juventus, curva sud e tribuna Tevere al Napoli) ritenuta non equa. Altre sostanziali: in particolare quelle relative alle modalità di vendita dei biglietti. «Occorre garantire a tutti la possibilità di partecipare all’evento, specialmente a chi ci ha seguito per un anno intero allo stadio. Noi abbiamo avuto più di 1 milione e 200 mila spettatori al San Paolo, che si comportano in maniera corretta e lo hanno dimostrato anche a Londra. Cos’è questa storia che serve la tessera del tifoso per vedere la finale? È una cosa inaudita. È giusto dare la priorità agli abbonati e poi un altro spazio per i tesserati, però bisogna assicurare l’entrata pure agli altri che con grande fede sono stati sempre al nostro fianco». Il vero problema sono dunque i gruppi organizzati delle curve, che non hanno mai aderito alla tessera. La Lega li vorrebbe fuori. Ma De Laurentiis fa presenti i rischi per l’ordine pubblico, data la vicinanza tra Napoli e Roma (da qui la provocazione Milano). C’è il rischio che gli ultrà arrivino anche senza biglietti all’Olimpico e il presidente non vuole che le colpe di eventuali disordini cadano di nuovo sulle spalle del club azzurro, come già in passato. Non è mai stata Roma il motivo del contendere, insomma. «Petrucci ha male interpretato le mie parole, pensando che disdegnassimo lo stadio Olimpico. Ovvio che non sia così, Roma è la capitale, c’è il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nostro tifoso…». Ed è li che si giocherà, il 20 maggio: l’ha annunciato il numero uno della Lega Beretta, dopo aver fatto da paciere al telefono con Petrucci. Tanto rumore per nulla. Ma De Laurentiis ha fatto bene a lanciare l’allarme. Già domenica scorsa, al San Paolo, gli ultrà si erano virtualmente messi in viaggio verso l’Olimpico mostrando uno striscione. “Niente divieti, ci saremo”. I duecento chilometri tra Napoli e Roma sono un argine troppo fragile. Intanto, però, al club azzurro si stanno preparando a ogni evenienza, accelerando la distribuzione delle tessere. Queste le direttive del sito ufficiale. «La Ssc Napoli invita i tifosi che hanno fatto richiesta della “Club Azzurro Card” da più di 90 giorni e non l9hanno ancora ricevuta a inviare entro e non oltre il 14 aprile una segnalazione on line. A seguito di verifiche con Poste Italiane provvederemo a inviare un riscontro all’indirizzo e-mail segnalato». Il conto alla rovescia sta per cominciare: tessera o non tessera, saranno almeno in 30 mila.
Fonte: Repubblica
La Redazione
C.T.
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