Il tormento(ne) e però anche l’estasi: perché in quei novantasette gol si nasconde un idolo, l’ultimo totem d’una città aggrappata all’uomo dei propri sogni. Da Cavani a Cavani ci sono tre anni da favola, c’è una esplosione d’amorosi sensi e un’unione che ha rappresentato la forza: e però da Cavani a Cavani, in quell’orizzonte avvolto dai nuvoloni di un’incertezza inevitabile, legata alle evoluzioni di un mercato imprevedibile e indiscutibilmente legata agli eventi e a quel «laccio» da sessantre milioni di euro (netti, dunque lordi, per chi vorrebbe comprare, altri sette da aggiungere) sistemato da Aurelio De Laurentiis per tenersi el matador: «Ho messo un prezzo altissimo come clausola perché non voglio vendere, non il contrario. E lo metto d’intesa con i giocatori».
TI LEGO – Agosto 2012, i giorni del rinnovo: ne parlarono e decisero assieme che la soluzione, l’unica percorribile, fosse racchiusa in quell’accordo che, all’epoca, pareva indistruttibile. Sessantatré milioni di euro per liberare un fuoriclasse: un’enormità e, praticamente, una cifra fuori mercato, considerata la crisi economica dell’universo intero. Poi Cavani s’è rimesso a far Cavani, trentatré reti nella sua prima annata napoletana e altre settantré li aveva fatti nella seconda e adesso, a otto partite dalla fine, quota trentuno è già stata toccata, gliene mancano tre per arrivare ai cento gol da principe azzurro, per ingolosire chi se ne sta all’ombra e attende l’estate. Che sia il Manchester City, che sia il Bayern Monaco, che sia il Real Madrid o il Barcellona, che sia il Psg: che siano sceicchi o magnati, che siano russi, che siano dollari o euro o sterline. Ma quel contratto fu la manifestazione di buona volontà reciproca, una saldatura indiscutibile all’erba del San Paolo di un attaccante con così pochi rivali. Sessantatré milioni di euro, una fortuna da spendere e dunque anche uno sforzo titanico da affrontare. «Ho messo un prezzo altissimo perché non voglio vendere».
RESTA QUA – Domani (ormai) non è mai un altro giorno: perché ieri, oggi e pure dopodomani si twitta ad oltranza e la domanda che sorge spontanea, quotidianamente, diviene la colonna sonora d’una Napoli che s’attorciglia su se stessa e chiede cosa sarà di lui, di quel fenomeno trasformato in icona che sa come si conquista il cuore della gente. Sessantré milioni di motivi per domandare a De Laurentiis cosa accadrà nell’afa dell’estate e stavolta, pure stavolta, il cinguettio per cercare d’addolcire l’atmosfera, per ricordare la strategia attuata al momento di quella firma che sembrava blindare Cavani, che voleva «rinchiuderlo» nel «suo» San Paolo almeno sino al 2017. «Ho messo un prezzo altissimo come clausola perché non voglio vendere, non il contrario. E lo metto d’intesa con i giocatori».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.