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De Laurentiis: «Il mio tecnico è Mazzarri»

Il patron negli spogliatoi: «Vittoria di allenatore giocatori e tifosi»

La dolce notte di Bologna. La luna spunta dietro alla Torre di Maratona, mentre Hamsik, Cavani e Dzemaili cancellano con tre rasoiate le paure del primo tempo mettendo la parola fine alla corsa alla Champions. «Questo secondo posto è dedicato a Napoli e i napoletani», dice sorridendo Aurelio De Laurentiis.
Finisce tutto come il presidente aveva programmato e desiderato: la Champions in casa del Bologna, senza latri patemi: «È normale che contro di noi tutti diano il massimo: è una questione di marketing. Ognuno prova a mostrare il meglio di sé. Come Pioli che magari vuole mettersi in mostra». Ma subito il patron azzurro, circondato dai tifosi mette il discorso in chiaro. «Ma io mi tengo Mazzarri». E nel caso ci fosse chi non avesse capito ribadisce: «Me lo tengo ben stretto Mazzarri». 
De Laurentiis cerca di darsi un tono dopo aver sofferto le pene dell’inferno in tribuna e gioito al novantesimo, braccia al cielo tra il suo fedelissimo uomo dei conti, Andrea Chiavelli e il capo delle relazioni esterne, Nicola Lombardo, mentre dalla curva San Luca i tifosi intonavano «’o surdato nnamurato». «Sono felice per loro, il Napoli deve abituarsi alla vetrina della Champions, deve essere cosa naturale per noi. Sono venuti in tanti anche questa sera, è una cosa molto bella».
Quello che si gode il secondo posto sembra ora un’altra persona. Rilassato. Pensa a una grande festa con il Siena, sogna uno stadio San Paolo pieno per poter tributare ai suoi ragazzi il giusto riconoscimento alla stagione da sogno. Fa i complimenti agli avversari: «Sono belle queste squadre toste, nelle ultime giornate abbiamo incontrato sempre giocatori e allenatori che avevano una gran voglia di mettersi in mostra: ovvio, noi siamo il Napoli, nessuno ci regale nulla, nessuno vuole sfigurare contro di noi. Perché siamo una grande squadra». 
Una vittoria che è ispirata dal carattere della squadra che non si è mai fatta intimidire da un ambiente, quello del Dall’Ara, che sembrava davvero infuocato. «Giusto così», spiega provando a fuggire via per andare ad abbracciare la squadre nella pancia dello stadio emiliano. Prima del match si era voluto far riprendere nello spogliatoio, mentre col solito garbo, con le solite pause incisive dava la carica al suo Napoli che si preparava al primo match point della stagione contro la bestia nera degli ultimi due anni.
«Ma non è vero, due anni fa abbiamo vinto qui, mi pare», replica con precisione. «Sono felice? Beh sì. Ma questo Napoli è un grande Napoli. E la Champions deve essere la nostra casa naturale».
È festa Napoli, ci sono tutti nella foto ricordo della più grande impresa azzurra dopo quella scattata nel 1990, l’anno dell’ultimo scudetto. Sorride ancora. «Ci vediamo tutti a Napoli domenica». E intanto stringe mani, si lascia avvinghiare da focosi tifosi, si fa fotografare e firma pure autografi. «È la vittoria dei miei giocatori, dei tifosi e del mio allenatore», ripete scandendo il più possibile l’ultima parola. C’è voglia di far festa. Una festa sobria. Secondo lo stile del presidente che ha riportato per la seconda volta in tre anni il Napoli tra le grandi d’Europa.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

P.S.

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