Dov’eravamo? L’estate del 2004, la più rovente – calcisticamente – la più traumatica: quaranta gradi all’ombra dei ricordi d’una città persa tra Diego e i suoi capolavori, in quel museo della storia del calcio sepolto dall’oblio del fallimento. Otto anni ma sembra un’eternità, perché della cupa atmosfera di giornate vuote, resta un’eco vaga di dolore, sommersa dalla felicità più estrema. 20 maggio 2012, la storia si riscrive e, vada come vada, è già un successo, con il passaporto timbrato (a prescindere) per l’Europa e la madre di tutte le partite con Madame che si staglia all’orizzonte, l’ennesimo spartiacque tra i tormenti e l’estasi, la disperazione più feroce di quell’agosto torrido e la felicità più travolgente dell’era De Laurentiis vissuta da «scapigliati».
L’EXPLOIT – Si (ri)comincia con Napoli-Cittadella, 26 settembre 2004, e a quei 45.770 spettatori che vanno ad accompagnare il rigurgito d’un club appena trascinato fuori dalle macerie del Tribunale, sembra (comunque) d’esser finiti su scherzi a parte: è serie C/1, il sottoscala d’un mondo così distante dalle luci della ribalta accese appena l’altro ieri intorno all’unico vero Dio pagano. Il destino, quando vuole, sa essere cinico e baro e sulla giostra di un’annata surreale, le montagne russe nello spareggio con l’Avellino fanno deragliare i sogni ai supplementari e rendono quell’incubo una violenza collettiva. La svolta è nella saggezza del post-partita, in un lunedì con le occhiaie che raccontano il disagio e nella lucidità di De Laurentiis che rilancia il progetto.
IL TRIPLETE – La serie B e poi la serie A, in due anni straripanti, schiacciando la concorrenza, evitando i play-off, atterrando poi di slancio nell’Intertoto e con una squadra che Pierpaolo Marino dota del fresco talento di Hamsik, Gargano e Lavezzi, tredici milioni di euro divenuti nel tempo un capitale tecnico ed economico da nababbi. L’inarrestabile crescendo s’arresta per un semestre in bianco (via Reja, largo a Donadoni) ma la ripartenza affidata da De Laurentiis a Mazzarri è folgorante: dalla zona retrocessione immediatamente in Europa League. E poi, sullo slancio, la qualificazione in Champions chiudendo alle spalle di Milan e Inter; e infine, il Manchester e il Bayern, gli ottavi tra l’elite e la finale di Coppa Italia, mentre intorno, in campionato, è ancora duello apertissimo per restare aggrappati al terzo posto cullato da Mazzarri con dolcezza: « Viviamo alla giornata, come in questi trenta mesi della mia gestione. I conti si faranno alla fine, siamo padroni del nostro destino: ma, visto ciò che siamo stati capaci di realizzare, possiamo esser fieri di noi. Abbiam fatto qualcosa d’eccezionale ». Oje vita, che vita!
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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