Il passato che ritorna è in quel fischio d’inizio che aprirà le danze alle tre de la tarde trasformando le coincidenze, come direbbe Zafon, nelle cicatrici del destino: Napoli-Parma è 1/38 d’un campionato intero ma quando tutto ebbe inizio, ottobre del 2009, nelle ombre che inghiottivano l’Olimpico di Roma, la staffetta ch’era nell’aria finì per rappresentare lo spartiacque creato da Aurelio De Laurentiis, il tramonto del mini ciclo un po’ buio e un po’ anonimo di Roberto Donadoni e l’alba d’un quadriennio stellare, consumato con Walter Mazzarri a sfilare dall’Allianz Arena a Stamford Bridge, infiammato da notti magiche e infine illuminato dal fascio di luce d’una coppa Italia nella quale specchiarsi. «E’ una bella giornata per Mazzarri, un traguardo importante: il mio augurio è che dopo queste trecento panchine, il mister ne possa cogliere altre mille ancora, magari tutte con me».
TURN OVER – Si riparte e tra le candeline d’un avvenimento da lasciare ai margini del campo ci saranno le implicazioni di carattere tecnico da fronteggiare, la «rivoluzione» offensiva rispetto al quinquennio passato sostenuta dal rientro di Pandev – al debutto in campionato – in versione pocho (ovviamente riveduta e corretta); i ritocchini suggeriti dalle circostanze che hanno spinto Britos in infermeria (dove rischierà di restare sino alla sosta di metà ottobre per colpa d’uno stiramento al bicipite femorale) e ricacciato di corsa Aronica in campo a fare il terzo di sinistra in difesa; e infine gli aggiustamenti ispirati dagli allenamenti, dalla condizione smagliante e rassicurante di Dzemaili, rivelatosi più «integrato» negli schemi rispetto a Behrami.
MAREKIARO – Si va e saranno novanta minuti complessi, con i riflessi di due settimane spese da dodici«azzurri» in giro per il mondo, con l’eco di quella «fughina» di Hamsik in discoteca in Lituania, argomento di animata discussione in Slovenia ed invece spiffero fastidioso che De Laurentiis derubrica a modo suo, consegnandola all’archivio con l’elogio di Marekiaro: «Mi permetto semplicemente di dire che stiamo parlando di un calciatore e di una persona seria e straordinaria; un ragazzo, un uomo che ama Napoli e che considera questa città come la sua famiglia. Non ho nessun dubbio sulla sua persona, né su quella del professionista».
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