La dieci non c’era: quattordici anni senza il simbolo della grandezza, d’una immensità irraggiungibile dai comuni mortali. La dieci era scomparsa a Brusson, un’estate d’un altro Napoli, ormai prossimo al Fallimento: e fu l’estremo tentativo per regalarsi Diego, per sentirne la presenza, quasi evocarla, attraverso quel vuoto espresso dall’assenza assoluta dell’emblema del calcio. La dieci ora c’è, consegnata all’unico in grado di indossarla, offertagli da Aurelio De Laurentiis nel ventre di quello che resta il tempio di Maradona: «La maglia non è mai stata attribuita a nessuno, per rispetto della sua classe enorme: l’abbiamo confezionata per lui, perché potesse averla ancora con sé. E l’accoglienza che gli ha tributato il san Paolo è stata eccezionale».
INDIMENTICABILE – Ci sono notti che restano per sempre e stavolta, persino al di là del 3-0 sulla Roma, rimane quel senso di stordimento generale d’una Napoli sospesa tra il totem inavvicinabile e gli eroi d’un presente che Aurelio De Laurentiis gusta a piccoli sorsi: «E’ stata una serata cominciata sotto una buona stella, io avevo fatto anche una scommessa con Carlo Verdone e l’ho vinta. I ragazzi hanno dimostrato di essere una squadra vera ma è stato bellissimo l’arrivo di Maradona e l’abbraccio dello stadio: indimenticabile».
LA LEZIONE – Bergamo ormai è finita nel frullatore e quel pomeriggio d’un giorno da cani può essere archiviato: ma il campionato prosegue, e sarà quel che sarà, perché intanto la certezza offerta del san Paolo è in quel Napoli che De Laurentiis applaude e che, garantito, «venderà cara la pelle in ogni partita. Poi vedremo come finirà» . Ma intanto è Napoli-Fiorentina, all’Olimpico, in un maggio che ridiventa radioso, come due anni fa, e che azzera quel clima pesantuccio avvertito dopo la sconfitta con l’Atalanta e le perplessità scatenate da quell’indigestione di errori: «Non è mai facile ricominciare dopo la sosta di Natale. Noi abbiamo fatto bene inizialmente, poi abbiamo pagato lo sforzo: avevamo cinque calciatori infortunati, c’erano le influenze del mercato. Se fosse possibile lavorare senza tutte queste pressioni, sarebbe tutto più semplice e magari si potrebbe fare anche di più in campo. Ma adesso godiamoci questa vittoria».
GRAZIE RAFA – Ma ci sono dediche mirate: perché il 3-0 sulla Roma sembra il crocevia di un’annata di suo già ricca ed ora improvvisamente entusiasmante. E’ la serata del Napoli ed è la giornata in cui De Laurentiis (ri)benedice Rafa Benitez, la scelta radicale per trasformare il Napoli, per elevarlo in una dimensione internazionale e per svelarne adesso i segreti di quello stanzone altrimenti inaccessibile. «Io quando ci sono scendo sempre negli spogliatoi, perché voglio capire lo spirito della squadra ed ascoltare Benitez. I ragazzi ascoltano il tecnico e Rafa è uno spettacolo, è una furia. Lui se la gioca sempre, ha cambiato il modulo, ha inserito tanti giocatori nuovi che stanno facendo bene. Chapeau ad un tecnico che ha conoscenza dei calciatori e che li valuta pure in sede di mercato, dimostrando che per essere bravi non è necessario essere costosi». Però, se ci fosse stato in campo pure la dieci….. «Che bellezza quell’accoglienza a Maradona».
Fonte: Corriere dello Sport
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