Fare di necessità-virtù quando non si hanno più le possibilità. Sta succedendo al Napoli in questa fase gestionale molto simile al Grexit: fuori dall’Europa che conta, niente più finanziamenti Uefa e via con il ridimensionamento. A quest’ultimo aspetto va associato anche il fenomeno della fuga di quelli che hanno, o pensano di avere, un ottimo mercato e talento da vendere al prossimo, miglior offerente. Sembra di vederla la fila di alcuni procuratori, come quei greci davanti ai bancomat per prelevare tutti i loro averi e poi, via, in fuga verso altre realtà di cui approfittare finchè la buona sorte e la salute dei loro assistiti glielo permette. Questa scena di scarso attaccamento alla professione e di pochissimo rispetto per chi ti ha beneficiato di un contratto che in pochi altrove ti avrebbero riconosciuto, si sta verificando sotto gli occhi dei tifosi del Napoli, sconcertati dal ridimensionamento provocato dal doppio binario della cessione richiesta in maniera più o meno ufficiale dagli agenti di alcuni big e dalla conseguente necessità di pescare nell’ambito di quelli bravi, ma che non tutti ancora hanno avuto la capacità di accorgersene. Perché siamo arrivati a questo? Lo sanno anche nelle culle: una società come il Napoli non può permettersi di restare due anni fuori dalla Champions, se vuole tenere alto il livello di competitività della squadra. E la responsabilità di Benitez, in questo tracollo tecnico-economico del club, ci sta tutta. Con lui in panchina il Napoli ha perso almeno 80 milioni di euro dalla Champions ed ha speso 135 milioni di euro in cartellini di calciatori, molti dei quali appartenenti all’agenzia di Manuel Quilon, l’agente-socio di Benitez. In più, il monte ingaggi è stato innalzato del 40 per cento, fino alla somma di 146 milioni nel biennio ultimo, di cui, quasi 20 milioni sono finiti nelle tasche del coach spagnolo e del suo staff. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti, con quel ridimensionamento anagrafico che in altre realtà non si sta vivendo, nonostante gli ultimi risultati negativi. Questo perché nel Napoli c’è un uomo solo al comando, De Laurentiis, mentre altrove gli americani investono fior di quattrini per la squadra e lo stadio (Pallotta alla Roma), un indonesiano sta comprando Kondgobia, Imbula e Miranda (Thohir all’Inter) e un thailandese sta portando al Milan Jackson Martinez o Bacca, oltre al fiume di dollari che arriverà dalle borse asiatiche (mister Bee al Milan). Al cospetto di un quadro simile il tifoso del Napoli non è autorizzato a volare con la fantasia, ma deve solo avere fede e sperare che le scelte rivolte verso il basso, producano gli stessi effetti che si registrarono all’epoca del tanto vituperato Mazzarri. Ora in panchina è arrivato uno simile, perché toscano (anche se nato per caso a Napoli) e perché non è un errore definirlo Ma…Sarri. Un tecnico di alta qualità, pur se con un anno appena di serie A e con il difetto di lavorare molto sul gruppo, quotidianamente ed a più riprese, come farà nelle tre settimane consecutive di ritiro, un periodo così lungo non lo si viveva dall’epoca di Brusson. Sarri ha spesso ripetuto a chi gli è vicino che il Napoli attuale gli basterebbe eccome per poter puntare a pieno diritto per un posto in Champions. Ma De Laurentiis gli ha spiegato che ci sarà rivoluzione, un po’ perché il fatturato stagionale del club non può permettere un monte ingaggi tanto elevato e poi perché i big pretenderebbero vetrine oggi più luminose di quella partenopea. Beh, che vadano, purché arrivi nelle casse del Napoli il giusto prezzo, senza sconti alcuno. Nemmeno per Higuain. Poi ci penserà Sarri a riorganizzarsi con una formazione che tornerà a parlare soprattutto l’italico idioma e con una formazione che ha già in mente. Volete sapere qual è? Eccola. Napoli con il 4-3-1-2: Reina; Vrsaljko, Rugani, Romagnoli, Darmian; Allan, Valdifiori, Hamsik; Saponara; Gabbiadini, Higuain oppure Immobile o Zaza. Non vi piace? Vi sentite ridimensionati? Probabilmente è così, ma se leggete bene i nomi, vi accorgerete che sono tutti elementi che fanno parte del giro delle Nazionali. Poco celebrati forse, ma scarsi certamente no
Fonte: Raffaele Auriemma per Tuttomercatoweb.com
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