NAPOLI – Il confine tra la felicità e la malinconia è in quel lembo sottile d’un assegno: ma su quei sessantatré milioni di euro che rappresentano il confine (per nulla labile) d’uno stato d’animo, c’è persino il solenne distacco di chi ai soldi dà un peso assai relativo. Si scrive Cavani e si scatenano le strategie dialettiche: perché al rispetto (doveroso) verso una massa di danaro così imponente viene anteposto il desiderio (inevitabile) di lasciarsi guidare dall’interesse tecnico d’un progetto costruito con cura in un decennio e ora destinato a decollare nell’olimpo degli dei. Il mercato è (ancora) nella sua fase embrionale, un passaparola che inevitabilmente disorienta, idee trasformate in verità assolute: ma nel tandem De Laurentiis-Benitez (che trascina Napoli verso le Sfide) la certezza è racchiusa in quella morsa affettiva con la quale è partito il pressing ad oltranza sul matador, il bombardamento sistematico per fiaccare la resistenza altrui, per spiegare al circondario e all’universo che non ci saranno sconti. La mozione d’affetto è un rito ormai quotidiano, una seduta mattutina di comunicazione mediatica per blindarsi sulle spalle d’un uomo da sogno con il quale condividere ancora la favola e lasciare che a caratterizzarla sia un principe azzurro con la vocazione del bomber: e in quei sessantatré milioni d’argomenti che De Laurentiis e Benitez fanno a gara per scovare, c’è la voglia matta di sedurre e non abbandonarsi mai
Fonte: Corriere dello Sport
La redazione
F.G.
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