De Laurentiis, De Magistris, De Profundis. Proprio non c’è più verso di capirsi. Nemmeno di ascoltarsi. Mentre il Napoli torna a volare, il legame tra presidente e sindaco è ridotto a niente. Le due parti mantengono le relazioni soltanto per mandarsi a quel paese. De Laurentiis dichiara pubblicamente che lo stadio comunale «è un cesso», De Magistris risponde che bisogna piantarla con questi metodi, che come primo cittadino non può regalare niente al Napoli, prima deve tutelare gli interessi collettivi, e volendo ben vedere lui tiene al Napoli da una vita solo per passione, non da qualche anno solo per interesse, come qualcun altro… Non avendo due squadre cittadine, Napoli si infiamma con un derby tutto suo. Un derby del quale non avrebbe alcun bisogno. Nemmeno a Roma e a Milano i rapporti tra club e giunte sono sempre una festa di Natale, ma il confronto resta in piedi. Intorno al San Paolo invece volano gli stracci e le pizze in faccia. Come qualsiasi derby, anche questo è «una partita a sé, in cui può succedere di tutto» (dal manuale dei luoghi comuni). Ma la netta sensazione è che questo non lo vinca nessuno, che lo perdano tutti, primi fra tutti Napoli e il Napoli. Il feroce braccio di ferro non mette in palio tre punti, ma qualcosa di più: ciascuno vuole dimostrare chi conti davvero a Napoli. Sembra già di intuire come e dove potrebbe finire la sfida: inesorabilmente tra avvocati e carte bollate. Qui stadio, a voi studio. Legale.
Fonte: Corriere della Sera
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