Sei gol, spettacolo, show e tutto quello che volete, ma la testa, la mente è già volata via… Cagliari è il passato, bella, larga, grande vittoria e ora però c’è la Champions. Profumo di Londra, ovunque: dentro, fuori, in ogni angolo del San Paolo, in una notte che sa (già) di magìa, perché intorno il (rosso)blues è dipinto di blues. C come Cagliari, però C come Chelsea e anche come Champions: e quando ormai tutto è finito, e del campionato resta materiale per l’archivio, ciò che avanza tra le tenebre è l’eco delle dichiarazioni di Aurelio De Laurentiis su Sky Tg24, l’inno all’Evento cerchiato d’azzurro da chiunque: « Per noi la sfida di mercoledì sera sarà come una finale. Io posso parlarne, visto che i ragazzi mi ascoltano: e quella sarà la nostra finalissima ».
HAMSIK E’ QUI – Si scrive Napoli e però si legge progetto: otto anni attraversati di slancio, partendo dal basso, dallo scantinato del calcio, dai resti del Fallimento; e poi il ciclo, il quinquennio da favola in serie A, subito l’Intertoto, poi l’Europa League, poi il terzo posto; con Mazzarri e con Lavezzi, con Cavani e con Gargano, con Hamsik, uno dei figlioli prediletti fresco di rinnovo, l’atto di fede in quella filosofia societaria ribadita con la firma sul contratto in scadenza nel 2016, l’ennesimo bigliettino di presentazione (per il futuro) che De Laurentiis può esibire con fierezza. « Marek è un ragazzo perbene, educato e garbato. E soprattutto è un uomo che a vent’anni ne dimostrava già trenta. Ha una famiglia straordinaria, ha sentimenti e sensibilità. Ha sposato la nostra causa e ha firmato fino al 2016. Ora si parla del Psg, che ha molti soldi, ha un tecnico di assoluto valore, ma che deve ancora dimostrare di poter vincere. Non c’è assolutamente niente da controllare. Non vorrei scatenare un incidente diplomatico, dicendo che i napoletani sono più divertenti… A Parigi la gente è impegnata nei propri egocentrismi ».
OCCHI APERTI – Il calcio del Terzo Millennio è una corsa pazza che sfugge alla regole del mercato, e quasi ignora la crisi economica dell’Universo; ma il calcio del Terzo Millennio è anche un mondo che si ritrova sottosopra per accadimenti vari, che talvolta avverte puzza di bruciato; che ha tormenti sparsi qua e là con i quali convive; il calcio di De Laurentiis, nel Terzo Millennio, è microcosmo da rivoltare come un calzino, per restituire credibilità ed interesse: « Ora c’è una forma di bulimia ingiustificata. Si vorrebbe sempre comprare, c’è una fame inarrestabile: ma non si può pensare ad acquistare in continuazione. Ma ci sarebbe tanto da fare, perché qui si gioca tanto, in continuazione, ed è normale che dopo una partita della Nazionale una squadra come la Juventus, che ha un numero elevato di calciatori in giro per il mondo, possa pareggiare. Gli investimenti vanno tutelati. E poi, se la tecnologia può dare una mano, perché ignorarla? ».
RICOSTRUZIONE – Ma l’ammodernamento richiede interventi mirati e in quel pallone da rigonfiare di suspence, ci sarebbe spazio per ritoccare pure le formule di campionati che – nel finale – prestano il fianco a dubbie interpretazioni: « Se ci sono squadre con sette o quindici punti di vantaggio, vien naturale chiedersi: ma perché non devono vincere loro. E sì, ci sta, ma sarebbe assai più interessante rimettere tutto in discussione attraverso i play-off, ulteriore elemento di interesse per gli spettatori. Il problema, serio, di quest’ ambiente è il legame così solido con il passato, mentre invece dovremmo guardare al futuro. Pensate quanto sarebbe bello assegnare lo scudetto attraverso questa soluzione. E invece adesso notiamo formazioni che scappano via, fanno il vuoto, aprono la forbice, e tolgono tensione alla stagione. Si perde in frenesia. Mentre invece rimettere tutto in gioco potrebbe davvero essere un’idea travolgente ».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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