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De Laurentiis cambia un sistema, bilancio in attivo e le big in rosso di 200mln

Sarà sfuggita anche a De Laurentiis l’ultima riflessione di Adriano Galliani in tv. Con quel faccione tondo e pensoso, i toni bassi di una litania, il viceré del Milan ha indicato i dissesti del calcio. «Real Madrid e Barcellona incassano circa 450 milioni ciascuno, qui Milan, Inter e Juventus la metà». Altro dato significativo: le tre italiane hanno accumulato un disavanzo di 200 milioni nell’ultima stagione. Quindi? Galliani celebra l’impotenza del calcio italiano, che perde due talenti come Sanchez e Pastore, senza riconoscerne la causa: è gestito male. Meno che mai Galliani si accorge che il Napoli è in controtendenza: con quattro bilanci in attivo, introiti crescenti e spese sotto controllo, è la prima scintilla di modernità. Peccato De Laurentiis abbia macchiato immagine e idee con la piazzata di Milano. Ha purtroppo nascosto la qualità della sua battaglia e l’urgenza di rinnovare un sistema sbagliato. Il calendario era solo un pretesto. La verità è diversa: i tre club maggiori si sono divisi la torta dei diritti tv trattando per anni in proprio. La Juventus di Giraudo e Moggi, il Milan di Galliani e con un po’ di ritardo l’Inter di Moratti hanno incassato centinaia di milioni. Memorabile la notte di Natale 2005, con Piersilvio Berlusconi che acquisì i diritti tv, poi trasferiti a Sky. Questa cascata di milioni ha consentito ai grandi club di sopravvivere ai loro errori. Oggi no. Al tavolo siede un presidente che rende scomode le altre poltrone. Le fa traballare. Immediate la reazione e l’autodifesa: questo De Laurentiis che vuole, chi crede di essere e dove vuole arrivare? I grandi club si trovano in una strana morsa: le piccole che si ribellano per avere porzioni più congrue e un club emergente che vuole rinnovare il sistema.

Per De Laurentiis è l’ora delle decisioni. Ne ha tre.

1) Rientrare in un finto cono d’ombra, operare in silenzio, cercare alleati e rinnovare dall’interno il sistema calcio occupandosi del Napoli solo da presidente. Punto di partenza è capire perché le spagnole incassano quattro volte più del Napoli, il doppio di Milan, Inter e Juve. In Spagna lo stadio rende 120 milioni su 450. In Italia solo il 12 per cento del fatturato. Biglietti, pubblicità a circuito interno, tabelloni, giochi, club di fedelissimi, ristorante, pub, spettacoli, eventi e magari matrimoni. Gli stadi sono gallerie commerciali non musei deserti sei giorni su sette. Conviene al Napoli quindi rinegoziare i rapporti con il Comune (disponibile ma non ingenuo) e ripensare al futuro del San Paolo. In questo, sarà prezioso il direttore Marco Fassone, merito suo il nuovo impianto di Torino.

2) Continuare questa strategia dell’urlo, rischiando però di essere emarginato dagli ottusi, sordi o miopi che contano. Si sarà accorto di come puntino sul folclore piuttosto che sulle sue ansie di innovare.

3) Essere ancora egocentrico. Ma che cos’è il Napoli se il presidente è anche la sua star? Occupando la scena, De Laurentiis oscura il prodotto che offre. Lo svaluta. Si parla di lui e non dei gol. Ripensate a questo luglio: è il mese delle emozioni per chi ama il calcio. Come la squadra rinasce, le varianti tattiche provate in ritiro, la concorrenza per i ruoli, la grandi interviste per scoprire i profili umani dei nuovi, una volta erano racconti suggestivi. Si ricorda ancora Angelo Benedicto Sormani, violinista a Jaù: a Grado, rivela i suoi tormenti di unico giocatore bianco nel Santos. Interviene Pelè. Ammonisce i compagni. «Ricordate che il nostro patrono, Benedetto, è un santo bianco». Sormani entra nel cuore della prima squadra al mondo. Che storia. In questo mese il calcio era tutto progetti e sogni. Che rimane del luglio 2011?

Giovedì riapre il San Paolo. Primi test. Il Napoli, che punta sulla difesa a tre, deve però capire fino a che punto pesa l’assenza di un difensore rapido nello scatto breve, essendo veloci ma sull’allungo sia Campagnaro che Britos e l’elegante Fernandez. Chi marcherà Vucinic, per intenderci? C’è poi l’ostinato rifiuto di Mazzarri a una punta importante. Il presidente gli è grato due volte. Risparmia e se Lucarelli apparirà un po’ statico per il meccanismo offensivo del Napoli, non sarà certo lui a doversi difendere.

Fonte: Repubblica

La Redazione
S.D. 

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