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De Laurentiis ascoltato in procura per l’inchiesta sullo stadio a Ponticelli: “Mai avuto intenti diffamatori”

Meno di un’ora negli uffici dei pubblici ministeri per essere ascoltato in qualità di persona informata sui fatti. È stato un giorno in Procura, quello trascorso ieri da Aurelio De Laurentiis nella veste di testimone nell’ambito dell’inchiesta sul nuovo stadio di calcio a Ponticelli. Un’indagine aperta dalla Procura della Repubblica di Napoli nella quale si ipotizzano presunte irregolarità nella concessione degli appalti.
Il presidente del Calcio Napoli ha risposto per circa tre quarti d’ora alle domande del sostituto procuratore Ida Teresi, titolare del fascicolo insieme con i colleghi Danilo De Simone e Maria Sepe, coordinati dal procuratore aggiunto Giovanni Melillo. Bocche cucite all’uscita dagli uffici giudiziari del centro direzionale. Nessun commento, nessuna dichiarazione ufficiale da parte del patron del Napoli. Dalle poche notizie che sono trapelate emerge che Aurelio De Laurentiis avrebbe fornito chiarimenti sulle dichiarazioni rese lo scorso anno nel ritiro del Napoli di Dimaro – le stesse dalle quali scaturì poi l’inchiesta – precisando che si trattava di una conversazione informale con alcuni tifosi e che le sue parole non avevano intento diffamatorio nei confronti di alcuno.
Nell’ambito di questa indagine risultano iscritti nel registro degli indagati il vicesindaco di Napoli Tommaso Sodano e l’imprenditrice Marilù Faraone Mennella. Nei loro confronti i pubblici ministeri avevano chiesto l’archiviazione, ma di diverso parere è stata il giudice per le indagini preliminari Isabella Iaselli, che ha respinto la richiesta disponendo altre indagini. Tra gli approfondimenti indicati dal gip c’era l’escussione di alcuni testi, tra i quali, appunto, lo stesso De Laurentiis. Nella lista indicata dal gip compaiono anche altri nomi: tra loro quelli degli ex assessori comunali Riccardo Realfonzo, Luigi De Falco, Antonella Di Nocera; e degli imprenditori Dario Boldoni, Ambrogio Prezioso e Angelo Lancellotti, tutti teoricamente e potenzialmente interessati alla ristrutturazione del San Paolo, oppure alla nascita di un nuovo stadio. A indurre la magistratura inquirente ad aprire un fascicolo erano state alcune dichiarazioni riportate dai giornali sull’esistenza di un presunto accordo sottobanco teso a favorire Faraone Mennella. Difesi dagli avvocati Francesco Picca e Sebastiano Giaquinto, sia il vicesindaco Tommaso Sodano che Marilù Faraone Mennella hanno sin dal primo momento fermamente respinto tutte le contestazioni della Procura.
Nell’impostazione iniziale l’accusa sosteneva l’esistenza di un accordo, «di pregressi impegni» assunti nei confronti della imprenditrice della Idis, una sorta di «vestito cucito» addosso alla stessa Faraone Mennella. È così che il progetto di «NaplEst» – il rilancio della periferia orientale – diventò oggetto dell’inchiesta. Le intercettazioni hanno inizio con l’incendio notturno degli automezzi di Enerambiente (settembre del 2010), per poi estendersi a Palazzo San Giacomo. La svolta, dopo che la Procura aveva chiesto l’archiviazione del caso, giunse in occasione dell’udienza camerale, quando il giudice Iaselli decise che andavano svolti nuovi accertamenti e ulteriori approfondimenti. Non è escluso che già nei prossimi giorni in Procura possano sfilare altre persone convocate, come De Laurentiis, in qualità di persone informate sui fatti.

Fonte: Il Mattino.

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