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De Laurentiis ascoltato dai pm per il calcioscommesse

L’improvvisa cessione di Fabio Quagliarella alla Juventus, la decisione di passare da un Napoli di napoletani a un Napoli di calciatori stranieri. Poi l’andamento di qualche partita dello scorso campionato e finanche il riferimento a qualche incontro disputato dal club azzurro nel corso dell’ultimo campionato. Su questo ed altro è stato ascoltato il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis, nel corso di un faccia a faccia con i pm della Procura di Napoli.
Undici del mattino, uffici giudiziari semideserti, non passa inosservata la sortita del patron del Napoli. è salito ai piani alti della Procura, ha risposto alle domande del procuratore aggiunto Rosario Cantelmo e del pm Pierpaolo Filippelli, a sua volta titolare dell’inchiesta calcioscommesse assieme al collega Claudio Siragusa.
Partiamo da una premessa, mai come in questo caso doverosa: De Laurentiis è stato ascoltato come persona informata dei fatti e non è coinvolto nelle indagini su ipotesi di combine, magari con lo zampino della camorra.
Prima di lui, hanno deposto in Procura altri testimoni eccellenti, almeno a giudicare dalla risonanza del nome: per due volte è stato ascoltato il presidente della Lazio Claudio Lotito (il primo a parlare, alla fine dello scorso anno, di tintinnio dell manette), ma anche calciatori del calibro di Fabio Quagliarella (ascoltato come teste appena dieci giorni fa). Inchiesta va avanti da oltre un anno, chiara l’ipotesi investigativa. Ci sono almeno una ventina di partite (di tutti i tornei, dalla lega pro alla A) che hanno fatto registrare un flusso anomalo di scommesse, con gente capace di far saltare il banco puntando su rimonte clamorose in extratime. Scommesse, soldi, odore di camorra. Tanto che appena qualche giorno fa, i pm di Napoli si sono recati in Spagna, dove hanno ascoltato l’allenatore del Racing Santander Hector Cuper, la cui posizione finisce al centro di alcune contestazioni mosse a Napoli. Cuper è indagato per un’ipotesi di associazione finalizzata alla frode sportiva, in una storia che nasce dalle indagini sui clan stabiesi. Stani giri di telefonate. Contatti tra Cuper e alcuni soggetti ritenuti legati alla camorra dei D’Alessandro.
Al telefono si parla di soldi: di quelli che sarebbero serviti – almeno nella ricostruzione della Dda di Napoli – per consentire a Cuper di combinare quattro partite (due in Spagna, due in Argentina). Due o trecentomila euro, sull’asse che lega la mala stabiese con la liga spagnola. Lui, l’ex coach dell’Inter, si difende e rilancia: mai preso soldi dalla camorra, mai truccato partite. Indagine si sistema, tanti tasselli da mettere nello stesso mosaico. Indagine condotta dal capitano dei carabinieri Alessandro Amadei, in forza al nucleo investigativo di Torre Annunziata. Tanti i punti da mettere a fuoco: come le presunte pressioni esercitate dalla camorra stabiese sul calcio Napoli, come l’attenzione maniacale di alcuni esponenti della camorra per il controllo di agenzie di scommesse in grado di produrre fatturati da capogiro. Tutto nello stesso fascicolo, che ora si arricchisce delle sommarie informazioni messe nero su bianco dal patron del calcio Napoli.

 

La Redazione

P.S.

Fonte: Il Mattino

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