Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, è stato intervistato dal Corriere della Sera, ecco quanto evidenziato dalla redazione di IamNaples.it:
Si sente più napoletano o romano?
«Napoletano. Il più bel ricordo d’infanzia è il ragù con cui la nonna condiva le candele o gli ziti fumanti».
«Con un miliardo e 700 milioni di deficit all’anno, fa quello che può. A Napoli e a Roma ci vorrebbe un Marchionne. Un grande manager, altro che un sindaco».
Nel calcio sarà l’anno del Napoli?
«Ogni anno può esserlo».
«Non ho nulla da farmi perdonare. Higuain fu una mia intuizione. Al Real stava spesso in panchina. Lo pagai 38 milioni. Napoli gli ha dato moltissimo. È una città che ha un grande bisogno di amare. Autolesionista, incapace di vedere la verità. Sottomessa da secoli, sempre alla ricerca di un riscatto legato a qualcosa di impossibile; che diventa possibile con il calcio».
Lei è il nuovo capo del marketing della Lega europea. Come mai?
«Il marketing per me è la liason tra il fruitore e il prodotto. Il mio committente è il pubblico. Il poeta ha la voce, il letterato la carta; il film è un’opera dell’ingegno che si realizza attraverso un processo industriale, cui lavorano centinaia di persone. Deve rispondere a regole di mercato. I film che mi sarebbe piaciuto fare non li avrebbe visti nessuno».
Un eventuale ruolo in politica?
«Mai. Tengo troppo alla mia autonomia. Le ho detto no. Anche se il sottosviluppo del Sud è una vergogna per il Nord. Bisognerebbe fare subito il Ponte sullo Stretto, per andare da Roma a Palermo in poche ore».
Cosa pensa di Salvini?
«E’ un grande paraculo, sta cercando di far saltare lo schema Nord-Sud, Destra-Sinistra- Per salvare l’Italia ci vorrebbe il triumvirato Draghi-Tajani-Enrico Letta».
E su Berlusconi?
«Lo conobbi a Venezia nel 1978 e mi fu subito simpatico. Era un genio, gli disse che era un pazzo ad abbandonare tutto per scendere in politica ma poi nel giro di pochi mesi andai alla presentazione del suo partito ‘Forza Italia’. Nemmeno lui però è riuscito a cambiare l’Italia».
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