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De Laurentiis: “Amo il Napoli e lo renderò grande. Come il Bayern Monaco”

Il presidente azzurro stuzzica Mazzaarri: "Risolverà i problemi dell'Inter"

Ciak, si vira: e mentre Los Angeles s’è appena risvegliata, Napoli va trascinata in un vortice d’emozioni, raccontandole la propria favola, trascinandola nel futuro, accarezzandola sinceramente, senza forzare i tempi, senza ofrirle proclami, però consegnandole certezze. Ciak, si gira: e dal Napoli a Benitez, da Reja a Pecchia al Bayern e al Borussia, dal fair play finanziario alla voglia matta di assecondare se stesso e quei sei milioni di fan sparsi in quell’universo d’un azzurro intenso, il calcio (nelle intenzioni) di De Laurentiis atterra attraverso Radio Marte e preannuncia la decima stagione all’insegna di una filosofia: «Il Bayern e il Borussia hanno confermato le nostre tesi». E la volontà d’essere eccezione per divenire regola.

V COME VINCENTI – E però anche virtuosi: perché la dimensione onirica è figlia di un progetto, è un’idea «diversa» partorita nel sottoscala del calcio, in quell’estate del 2004 attraversata con la fronte imperlata di sudore (freddo), un incubo trasformato in un sogno per la Napoli da affiancare al Bayern Monaco e al Borussia Dortmund, ai modelli internazionali a cui De Laurentiis strizza l’occhio: «Quando sono entrato in questo mondo, ho incrociato gente che si fasciava la testa perché c’erano situazioni complicate, società che passavano di mano. Io ho applicato la cultura d’impresa che mi ha guidato nel cinema. Il fallimento mi ha dato la possibilità di partire da zero, di sottopormi ad una sorta di super Master universitario, cominciando dalla C. Poi la B è stata una passeggiata e in serie A ci siamo rilanciati. E ora vedete dove siamo».
LA VITAMINA C – Che sta per calcio, che sta per conti (in ordine), che sta per competenze, che sta per conoscenza e anche per calmierizzazione di quel mercato impazzito, domato dal Napoli attraverso il fair play finanziario, il fiore appuntato all’occhiello d’un club rinato per stupire: «Nei primi due anni di gestione abbiamo perso un po’ di soldi, ma era inevitabile. Poi alla distanza abbiamo imposto la nostra linea. E il Bayern Monaco e il Borussia Dortmund, oggi, hanno confermato le mie tesi. Rummenigge mi svelò, un giorno, che pure loro non riconoscono ai propri calciatori stipendi da arabi, russi o madrileni. E così facendo hanno vinto un campionato con larghissimo anticipo, poi la Champions e ieri la Coppa di Germania. Il nostro fatturato è cresciuto in maniera evidente, nel marketing ormai abbiamo lanciato circa un migliaio di prodotti: e tutto ciò nonostante la crisi dell’economia italiana. I progressi registrati in ogni settore sono la dimostrazione della bontà delle nostre scelte».
I AM NAPLES – Los Angeles è la cartolina che si staglia all’orizzonte, un panorama hollywoodiano da lasciare senza fiato: e mentre intorno l’immaginazione pare trascinare tra colline e jet set, nell’etere s’avverte la voglia di Napoli, l’attrazione fatale per i vicoli e per quel mare, per i colori e per i profumi d’una città che rapisce e stordisce con le sue contraddizioni. «Io sono innamorato di Napoli, delle sue bellezze, della cultura che andrebbe mischiata con le altre. Agli amici, americani o di qualsiasi altro posto, lo ripeto spesso: chi non ha visto Napoli non ha vissuto. E il Vesuvio non ha eguali».
OH CARO EDY – Napoli nel mondo, rotolando in quel pallone ch’è sempre gonfio di novità e che ora conduce chissà dove, ovunque sia possibile acquistare una società di calcio per espandersi, per allargare i propri confini, per dar sempre maggior respiro ad un profilo elevatissimo attraverso il quale scoprire nuovi talenti: «E’ mia intenzione avviare nuove avventure: si potrebbe fare in Inghilterra, ad esempio. E per questo ho chiamato Reja, che appartiene alla mia famiglia, perché ha lasciato in me certezze di onestà e di buona fede. E allora: dovessimo acquisire un club all’estero, ho chiesto a Edy di valutare l’opportunità di allenarlo, di aderire a questa nostra iniziativa. Magari, quando accadrà e se accadrà, i tempi potrebbero non coincidere e lui potrebbe avere già altro da fare, ma intanto la proposta è fatta».
PECCHIA SI‘ – L’era Benitez sta per cominciare («però di lui parlerò attraverso Twitter») e in quel futuro nel quale De Laurentiis s’immerge con euforia ci sono sagome che si trasformano in uomini e voci che diventano certezze per l’organigramma che verrà nel quale c’è un posto (da secondo) per Fabio Pecchia: «E’ vero che lo stiamo valutando, ho letto il suo curriculum ed è un uomo che mi piace molto. E’ stato già nel Napoli, conosce l’ambiente; e poi è una persona educata e colta e parla le lingue: vogliamo internazionalizzare questa società in ogni suo aspetto e Pecchia mi va bene».
DATEMI IL SAN PAOLO – E poi si comincerà a giocare, lasciando che le notti siano rallegrate dalla colonna sonora della Champions: si sa già quando si ripartirà e però non si dove, perché il San Paolo resta un terrificante miraggio che De Laurentiis prova a scacciar via con quel filo d’ottimismo che serve, eccome: «Ho sentito De Magistris, il sindaco, e spero che si possa avere rapidamente quel certificato di agibilità che in passato arrivava entro il 31 marzo e che non ancora non abbiamo ricevuto. Mi spiacerebbe se il Napoli dovesse essere costretto a giocare a Palermo, al quale va il nostro ringraziamento per l’ospitalità che ci è stata concessa: ma ritrovarsi senza il nostro stadio sarebbe gravissimo e non so a quali tipo di conseguenze porterebbe».
(MINI) GIRO DI WALTER – E allora: domani, oggi e però anche ieri, in un viaggio all’incontrario nel quale c’è spazio per allargare la bacheca dei riconoscimenti (il Brand Financial che ha inserito il Napoli tra i primi venti club al mondo; il premio Financial fair-play ricevuto ad Amalfi nel Football leader 2013), per rileggere ciò che è stato sino all’altro giorno in maniera (apparentemente) caustica: «La crescita del Napoli è riscontrata ovunque e ciò ci inorgoglisce: la testimonianza della nostra evoluzione è nelle differenze che si colgono, ad esempio, con l’Inter, che ha perso tanto. Ma ora c’è Mazzarri, li riporterà alla pari…».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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