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De Laurentiis alza il muro: «Con Edi non serve un confronto. Contano le condizioni del contratto»

«Cavani via solo per i soldi della clausola»

NAPOLI – Tutto il resto è noia: ma l’altro mondo che galleggia all’interno d’una palla di cuoio. Perché poi, sistemati sul divano, signore & signori, l’ennesima tappa d’un romanzone popolare che affascina (e certo non stanca) è sistematicamente redatto: si scrive Cavani, si pensa al feuilleton di quest’estate che si snoda tra l’Italia e il Brasile, tra Napoli e l’Uruguay, tra carte che cantano e sulle quali ci sono gli autografi e ora c’è pure il riconoscimento «notarile» di Aurelio De Laurentiis: «Non serve il faccia, esiste la clausola. E se un club dovesse presentarsi con 63 milioni di euro, noi non potremmo sottrarci…» . Qua la mano, però ristabilendo i ruoli, ricordando il «passato» legalmente affidato a quella scrittura ufficiale ch’è il contratto e archiviando il caso con un’uscita un po’ autorevole e un po’ autoritaria.

I FATTI – Il riassunto delle (varie) puntate precedenti va sintetizzato nella invocazione televisiva che Edinson Cavani lancia al termine di Brasile-Uruguay, più o meno intorno alla mezzanotte del 26 giugno: «Ho sempre rispettato il Napoli, Napoli e la gente. Sono state scritte frasi non vere, ne parlerò con De Laurentiis faccia a faccia quando sarà possibile» . E’ l’alba d’un nuovo giorno, almeno così sembra, e scompaiono dal palcoscenico i protagonisti occasionali d’un tormentone che ha coinvolto padri, madre e pure fratelloni, sui quali però ora scivola il silenzio, nella presa d’atto di De Laurentiis che a Milano, dinnanzi agli uffici della Lega, (ri)mette la ceralacca su una vicenda che ha vincoli indiscutibili: « Credo sia ingiusto distrarre un fuoriclasse come lui durante un torneo così importante. Poi ci sarà un periodo di vacanze in cui Cavani potrà pensare al futuro. E allora: se ci sarà un’offerta, nessun problema, ci atterremo a ciò che risulta dal contratto. Altrimenti Edi resterà e giocherà nel Napoli».

PARLANO LORO – Parole, parole, parole: ma che cos’era prima e cosa sarà da oggi in poi, cioé dal momento in cui Cavani ha puntualizzato ( «ho spiegato ai miei familiari che certe interviste mi danneggiano» ) e dall’istante nel quale De Laurentiis ha riportato alla normalità: «Gli unici, in questa vicenda, autorizzati a rilasciare dichiarazioni sono il presidente del Napoli, Cavani ed il suo agente Triulzi. Edi ha già fatto chiarezza sostenendo che molte dichiarazioni erano dei suoi familiari e non sue» .

DESTINO – Niente è deciso, nulla è mutato: il passato è il Mancity ( «li ho visti ma non c’erano i presupposti per chiudere» ) e il domani non ha certezze: «A me non ha chiamato nessuno» . E allora resta quel vago senso di precarietà offerto dal mercato ed invece domina quel concreto concetto di stabilità garantito dall’accordo dell’agosto del 2012, contratto quinquennale, scadenza 2017, con cifre a scalare e scadenze definite in ogni minimo dettaglio: «E quindi il faccia a faccia è inutile…» .

CHE HOMBRE – Napoli, ora, è Rafa Benitez: « Un uomo straordinario, di grande serenità: un bellissimo acquisto ma con tanta grinta. Ed è bello lavorare con lui» . Napoli, è allora, ancora l’anti-Juve? «Con loro va in scena sempre la sfida più bella, ma noi vogliamo raffozzarci per essere competitivi nel mondo. Il nostro scopo non è duellare con la Juve, che va rispettate e temuta, così come penso faranno loro con noi» . Napoli è un bunker, insensibile alle offerte altrui: «Zuniga non è in vendita: lo cederò sole se vuole Benitez. Poi l’anno prossimo andrà dove vuole. Il nostro mercato dipende da Cavani. Il campionato Primavera? Lo auspicavo in un modo, un torneo parallelo, s’è scelto di fare diversamente: siamo dei morti di fame. E la Supercoppa non la giocherò più» .

 

La Redazione

G.D.

Fonte: Corriere dello Sport

 

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