E’ opinione comune che, dopo uno stop bruciante, sia conveniente rimettersi in gioco quasi con immediatezza per spazzare via crisi e dissapori. Per il Napoli, dunque, il riscatto è lì, a portata di mano. Gli azzurri possono ancora ridare un senso alla loro stagione mercoledì con l’Atalanta. Inutile nascondersi: sarà l’ultima chiamata, sperando in un contemporaneo stop della Lazio a Torino con la Juventus. “Tanti non ci credono più, noi sì. Mancano sette giornate e non molliamo”, le parole di un Lavezzi agguerrito, pronto a indossare elmo, mitteni e schinieri per l’ultima battaglia. Fra due giorni sapremo quanto questo proclama si sarà tradotto in un atto concreto. Capiremo se il Napoli avrà bruciato definitivamente le scorie di un’eliminazione europea che sta facendo male innanzitutto alla mente, prima ancora che al corpo, degli uomini di Mazzarri, in primis i suoi tre tenori (con un Inler nuovamente regredito). Sì, perchè il calo fisico degli ultimi 20 giorni sembra proprio figlio di un improvviso corto circuito psicologico che assedia una squadra in palese crisi di autostima. In caso di fallimento dell’obiettivo Champions, De Laurentiis si trova di fronte ad un bivio: decidere, nonostante tutto, di investire, e copiosamente, per costruire un Napoli ancora più vincente di quanto non sia stato negli ultimi due anni. Mettere le mani su giocatori affermati, di esperienza e adatti a riempire le falle evidenti che oggi la rosa registra in alcuni settori (quello difensivo innanzitutto). E, nello stesso tempo, aumentare il monte ingaggi in linea col salto in avanti che si intende effettuare praticando questa politica ambiziosa. Uno scenario nel quale Mazzarri sarebbe il condottiero più adatto a garantire continuità e crescita. Oppure resettare tutto ed iniziare un nuovo ciclo, limitando gli investimenti, causa la “retrocessione” in Europa League, ed affidando le chiavi della rinascita ad un forte uomo mercato (Lo Monaco? Nani?). Un personaggio carismatico, che sappia scovare nuovi talenti riducendo la forbice qualità-prezzo. E che sia anche un abile uomo società, capace di fungere da collante tra presidenza e squadra. Questa figura autorevole oggi nel Napoli manca: quanto sta costando la cattiva gestione del rinnovo contrattuale di De Sanctis, da diverse settimane in flessione mentale? Insomma, un tuffo nel passato, quando con Pierpaolo Marino si iniziavano a costruire le fondamenta della squadra che, meno di un mese fa, ha sfiorato l’impresa del raggiungimento dei quarti in Champions League. Tertium non datur. In quest’ultimo caso, è difficile pensare che Mazzarri e Bigon (il cui destino è legato a quello del tecnico) possano essere funzionali al nuovo progetto azzurro. Oggi, non possono non riecheggiare le parole proferite dall’allenatore toscano ad agosto: “Volevo Vucinic, Vidal e Criscito, non mi sono stati presi”. Del tutto legittime le rimostranze di Mazzarri: i primi due, come sappiamo, stanno guidando per mano la Juventus in una lotta scudetto appassionante ed incerta fino alla fine. Alcune delle scelte alternative proposte da Mazzarri ed eseguite da Bigon (va da sè, obbligate) non si sono rivelate azzeccate. Riprodurre fra qualche mese la stessa sceneggiatura, con gli stessi interpreti e gli stessi costumi, sarebbe delittuoso. Sarebbe un perseverare nell’errore. Il discorso, a questo punto, prescinde dalla competizione europea (e dagli introiti che ne deriverebbero) alla quale il Napoli parteciperà (l’orizzonte Champions è lontano, ma non sfumato). E’ una faccenda di mera impostazione. Ecco perchè, mai come ora, De Laurentiis è chiamato a mettere i piedi nel piatto e ad agire con lucidità. E, magari, a fare scelte anche coraggiose, come accadde col ribaltone di quel famoso ottobre del 2009 dopo la sconfitta all’Olimpico con la Roma. Non è un caso che il nuovo matrimonio con Riccardo Bigon tardi a venire. Nessuno può obiettare, inoltre, che la strada dell’austerità sia perdente, anzi: con la giusta programmazione può essere lungimirante ed avveduta. Fare un passo indietro può consentire di farne due avanti in un futuro prossimo. Occorrono, però, competenza e rispetto dei ruoli. Equilibri sottili senza i quali il mosaico crolla.
Fonte: TMW
La Redazione
P.S.
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