Si fa per dire, ormai: tanto poi scende in campo il cuscino, che dà le dritte dell’ultima ora. Però si fa anche per capire: tanto tre giorni son bastati eccome per farsene un’idea e lanciarla là in mezzo, affinché intuissero ma non tanto, perché gli stimoli vanno tenuti allertati. Si fa il Napoli, a Castelvolturno, e stavolta ci sono (sembra ci siano) più certezze, oltre al 4-2-3-1: si parte da Rafael, si approda ad Higuain ed in mezzo c’è tanto Marassi, anzi tutto il «Ferraris» del fischio d’inizio, perché le gerarchie attuali restano e gli allenatori semmai cambiano in corsa, ma mai alla cieca o per il gusto di farlo.
RIECCOLI. Il Genoa rievoca Koulibaly, la sua leggera copertura su Pinilla, quell’erroraccio: ma a Benitez non è dispiaciuto il francesino del secondo tempo, quella tempesta di muscoli e d’agonismo che s’è scatenata nella ripresa e in certi casi ha fatto reparto da solo. La maglia è sua, anche se Henrique è sensibilmente più vicino – dopo un mese di allenamento – e val la pena comunque starsene all’ombra di un ballottaggio che concede al transalpino il 55% delle possibilità di scendere in campo. Il resto sembra sinceramente di semplice lettura: Maggio a destra, Albiol regista difensivo, Zuniga a sinistra (a sinistra, sia chiaro, non a zonzo per il campo) per ristabilire una linea assai prossima a quella titolare.
ALL’ATTACCO. Poi ci sono i fab four, che restano identici a quelli mandati in campo a Marassi, loro subito davanti a Jorginho-Inler, la coppia di medianoni che pensano e che devono decidere quel accade prima di innescare la fase terminale dell’azione. Sembra, stavolta, una formazione annunciata, pur calandosi in brani di psicologia spicciola: Insigne ha potuto allenarsi, non avendo le Nazionali, e Callejon anche; Mertens s’è speso, dovendo girare, e poi a partita in corsa fa male.
TOCCA A MAREK. E dunque sì, nella cosiddetta terra di nessuno si sistemano uno spagnolo, un italiano ed un capitano, che deve ritrovare se stesso, avendo consapevolezza (adesso) che la concorrenza è tagliata a misura d’uomo per quel ruolo nel quale De Guzman ha dimostrato di saperci stare benissimo: gioca Hamsik e deve giocarsela come sa, per non ritrovarsi nel frullatore delle vigilie tormentate. E poi c’è Higuain che s’è ripreso dall’acciacco con la Nazionale e magari, se proprio qualcuno ha consumato, è stato proprio Inler. Troppo presto, però pensare di lanciare nel mischione David Lopez, anche se le lezioni sono proseguite, e magari va a finire che la tentazione viva in Benitez. Sarà magari piccola, quanto basta per consegnarla al cuscino.
Fonte: Corriere dello Sport
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