Cartolina da Marassi: ventidue minuti ed è un gran bel vedere, un clic che resta. Buongiorno Napoli: come altro avrebbe potuto dirlo, per essere ancora più felice, Jonathan De Guzman? Ventidue minuti per catapultarsi nel san Paolo rimuovendo la diffidenza della prima ora, le perplessità per dover rappresentare l’altra faccia del centrocampo, quello meno reclamizzato ed appariscente: però resta quel tocco, prima di destro e poi di sinistro, un pallone da domare e la malinconia (e magari già la crisetta estiva) fronteggiata. Piacere, De Guzman: la prima volta è curiosità reciproca, perché gli hanno spiegato cosa sia Fuorigrotta, perché Napoli vuole (ri)vederlo da vicino, farsene un’idea compiuta, osservarlo nelle movenze. Ma piacere, Lopez: David, sia chiaro, non Diego, e però sempre uno che si mette là in mezzo, fa legna, rompe gli equilibri altrui e cerca di garantirne di propri.
IL DEBUTTO. In realtà, sa di battesimo: perché ormai Marassi è già lontano, un puntino rossoblù che si perde nella memoria, ancora sopraffatto (eh sì) dalla delusione di Bilbao, che il Napoli vuole prendere a pallate e definitivamente. Ecco il san Paolo ed ecco De Guzman e Lopez, ecco quelli che non s’aspettava quasi nessuno, perché l’estate è stata attraversata da Mascherano e dai Gonalons, dai Mario Suarez e dagli Javi Garcia, dai Lucas Leiva, dai Fellaini, dai Kramer, da talmente tante sagome che (inevitabilmente) hanno generato stupore. E però De Guzman è quello della Nazionale olandese, tredici presenze tra cui il terzo posto al Mondiale del Brasile, uno dei ventitré che Van Gaal ha voluto con sé. E Lopez è il medianone che Benitez è andato a scovare raschiando il fondo del mercato e poi sposando la politica del risparmio, del fair paly finanziario: un viaggetto nei segreti dell’Espanyol, d’un calcio che Rafa conosce in ogni suo angolo, e la diga della mediana è stata alzata, inserendo il quinto uomo.
LA SECONDA VOLTA. Però, per dirla tutta, De Guzman al san Paolo c’è già stato, era l’inverno scorso, il ventisette febbraio, lui danzava tra le linee dello Swansea, un carissimo nemico che comunque colpì, ma mica solo perché riuscì a segnare. Si intuì che aveva piede e senso geometrico e tempi di inserimento: tagliò la difesa del Napoli come una lama bollente nel burro e spinse il san Paolo a diventare dodicesimo uomo in campo. Accadrà pure stavolta, per Napoli-Chievo, e vada dove vada, con David Lopez al fianco o senza, in panchina o giocando, un giro d’orizzonte va fatto, per concedersi il panorama da dentro, per presentarsi a Napoli che starà attenta a quei due.
Fonte: Corriere dello Sport
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