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De Giovanni: “L’ottimista, il pessimista e il sofferente: le tre anime del tifoso nell’Accademia del caffè”

Luigi colloca il caffè sul banco immacolato, con un profondo sospiro; Raffaele, da dietro la cassa, gli rivolge uno sguardo di disapprovazione e si rivolge al sottoscritto come se l’altro non fosse presente: «Dotto’, finalmente questo sperpetuo finisce. Credetemi, mai come quest’anno ho aspettato con ansia l’inizio del campionato: io a questo non lo sopporto più».  Dal banco pasticceria, mentre con un largo sorriso dispone meravigliosi cornetti in ordine di farcitura dietro la vetrina, Salvatore si stringe nelle spalle: «Che poi, io proprio non capisco perché fa così: quest’anno sarà una marcia trionfale, dotto’; una marcia trionfale!». Non posso fare a meno di sorridere, mentre sorbisco il primo sorso di quel nettare che qui chiamano espresso. Luigi, Raffaele e Salvatore, i fratelli che gestiscono il Bar Azzurro, incarnano le tre tipologie principali di tifosi: tre anime in perenne e sanguinoso contrasto, in costante dialettica che spesso sfocia in aperto litigio. Luigi, il manovratore della monumentale macchina per il caffè, è un sofferente: la sua è una settimanale escalation di tensione, che al dunque, durante la partita, lo lascia paralizzato e impallidito, al limite dello svenimento. Raffaele è il pessimista: prevede, si sospetta con un serio contenuto scaramantico, le più cupe sciagure ed è convinto che la squadra per la quale fa il tifo sia destinata a una cruenta via crucis di sconfitte, culminanti in una infamante retrocessione. Salvatore, invece, è l’inguaribile ottimista: non esiste compagine al mondo superiore al Napoli, che inevitabilmente andrà di vittoria in vittoria fin sulla cima del mondo. Entrare nel bar azzurro in prossimità di un incontro di campionato è assistere a uno spettacolare caleidoscopio di emozioni, il che rende il piccolo locale in vico Speranzella la meta preferita di molti tifosi, una specie di perenne talk show con un unico argomento di conversazione. Chiedo a Luigi, così per stimolarlo, il motivo del suo stato nervoso. «Eh, dotto’, ma come faccio a non stare preoccupato? Una squadra rinnovata completamente, un allenatore nuovo, un altro modulo di gioco. Praticamente, un salto nel buio!» . Raffaele scuote il testone, incamerando monete da un paio di turisti sorridenti: «E il fatto che siamo rimasti senza Matador, non lo conti? Uno che da solo faceva più gol di una squadra intera di centro classifica, che ha vinto la classifica dei cannonieri dopo che nessuno dei nostri l’ha mai vinta dopo di Lui» , e accenna col capo al poster del Numero Dieci esposto »come un’icona sopra la cassa, al fianco della fotografia della madre defunta, «e pure Mazzarri ci ha lasciato, che con tutti i suoi limiti pure ci ha portati al secondo posto. Fosse per me, il campionato neppure lo comincerei». Salvatore sbotta, allargando le braccia: «Io veramente non vi capisco. Abbiamo fatto una campagna acquisti faraonica, questo probabilmente è il Napoli più forte di tutti i tempi! Abbiamo un allenatore che è il più vincente che esiste, abbiamo pigliato tre giocatori del Real Madrid, uno del Liverpool e uno del Santos, più un altro paio che erano i più forti delle squadre da cui vengono, e vi lamentate? Io non vedo l’ora di scendere in campo, invece: sarà uno spettacolo, a cominciare dalla prima partita». Luigi si passa una mano sul volto: «Che è col Bologna, che storicamente ci ha sempre fatto buttare il sangue. Vedrete, pure stavolta sarà una sofferenza» . Raffaele conferma: «E sì, quelli hanno Diamanti che è uno dei più forti calciatori italiani. E allargando lo sguardo alle altre, la Juve è ancora più forte dell’anno scorso con Llorente, Tevez e Ogbonna; il Milan, che fece un girone di ritorno fantastico, ora è convinto e consapevole; la Lazio è arrabbiata per la supercoppa, la Roma si sta riorganizzando e la Fiorentina è diventata fortissima con quel Gomez che fa davvero paura. L’Inter ha il nostro vecchio mister, che sai che non molla mai…» .   Salvatore scoppia in una contagiosa risata: «Già, a sentire a te sono tutti quanti più forti di noi. Guarda, io ti dico una cosa: per una volta, una sola maledetta volta, noi tifosi dobbiamo avere la pazienza di aspettare. Perché se diamo a Benitez il tempo di capire come funziona il campionato italiano e di conoscere meglio i giocatori che tiene a disposizione, soprattutto quelli che c’erano già, poi vedrai che non ci ferma più nessuno. Magari si tratterà di perdere un paio di partite, all’inizio, e poi…».  Luigi al solo pensiero manda un gemito di dolore, e Raffaele ringhia:  «E già, perché secondo te poi gli altri si fermano e ti aspettano mentre fai il tirocinio. Poi usciamo dalla quarantena e loro, Juve, Fiorentina e Milan soprattutto, stanno dieci punti avanti e non li prendi più. E poi comincia la Champions, che leva energie fisiche e mentali».  Il fratello annuisce: «Sì, ma ti dà anche stimoli e voglia, soprattutto se va bene. Mica è un caso, che Benitez abbia chiesto e ottenuto una rosa all’altezza: ti ricordi, quello che ha detto? Che l’anno scorso giocavano solo in 14, e che adesso invece sono tutti titolari e che li alternerà partita dopo partita, per dare a tutti modo di farsi vedere».  Luigi, con voce flebile, interviene: «Intanto, questa prima giornata già dirà qualcosa. La Juve e il Milan, che giocano in anticipo così si tolgono il pensiero, si siedono e si mettono a guardare noi che affrontiamo il Bologna, che non ha cambiato quasi niente ed è collaudatissimo».  Salvatore persiste: «Ma noi giochiamo in casa, questo non lo vuoi considerare? E quando mai noi sessantamila abbiamo permesso che le cose non vadano bene? Solo quando ci siamo un attimo distratti, d’accordo. Ma adesso che siamo forti, e pronti, distrazioni non ce ne saranno».  Raffaele però, come sempre, non è d’accordo, e si rivolge al sottoscritto: «Io, dotto’, non trovo giusto che il campionato deve cominciare con il mercato ancora aperto. Noi, per esempio, magari incontriamo adesso il Bologna con Diamanti; all’ultimo momento, mettiamo il due settembre, arriva la Juventus e se lo compra dal Bologna. Noi lo troviamo in bianconero, e ci dobbiamo giocare un’altra volta contro, mentre gli altri affrontano il Bologna senza il suo giocatore migliore».  Faccio per rispondere, ma Salvatore mi anticipa: «Che c’entra, questo vale per tutti, pure per noi. E la campagna acquisti del Napoli mica è finita, vedrai! Compreremo ancora, il presidente l’ha scritto sul telefonino, e quando lui scrive sul telefonino è Cassazione!».  Luigi fa di no col dito: «Guarda che le trattative per Matri e Astori sono saltate, ha detto Cellino che piuttosto che dare giocatori al Napoli si fa mettere un’altra volta in galera, e la Juve non vuole dare i suoi alla concorrenza».  Raffaele rincara prontamente la dose: «Anzi, vedrai che prima della fine del mercato quelli si pigliano pure a Zuniga, dandogli tre volte quello che guadagna qua».  Salvatore si stringe nelle spalle: «Embè? Se gli altri escono pazzi, e fanno valutazioni che non sono di questa terra, vuol dire che si danneggiano. Quindici milioni per un difensore che non si è mai misurato ad alti livelli, ma siamo folli? E vi devo ricordare quello che avete detto per due anni di Zuniga, quando gli attaccanti dalla sua parte entravano come un coltello in un cornetto e davanti sbagliava tutti i cross? Ragazzi, Benitez non è un fesso qualsiasi, e qui non ci veniva proprio, se non lo mettevano in condizione di vincere come ha sempre vinto, pure con l’Inter ridicola del dopo Mourinho. Mi ripeto, dobbiamo solo avere un po’ di pazienza».  Raffaele sbuffa: «E stai nel posto sbagliato, se cerchi un po’ di pazienza. In questa città tutto trovi, tranne che la pazienza».  Esco a malincuore: quando il discorso si fa sociale, il Bar Azzurro diventa un’accademia. Sarà divertente tornare per i commenti post partita, a mercato ancora aperto. Una volta devo proprio portarci Benitez; magari impara qualcosa di più su una città che dal lunedì alla domenica, quando chiacchiera, ha un unico soggetto sottinteso: la sua squadra.

Fonte: Il Corriere dello Sport

La Redazione

M.V.

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