Finalmente il tifoso la smette di ciondolare improduttivo per casa, sgranocchiando nervosamente susamielli e cercando di attaccare bottone con chiunque per parlare un po’ di mercato, senza riuscirci perché tanto sono solo voci; e finalmente basta col deprimente calcio inglese. Deprimente perché con la sua eccezionale qualità fa venire lo sconforto a chi segue la serie A: Chievo–Cagliari di domenica, ad esempio, è stata molto meno emozionante della tombola familiare natalizia). Finalmente, si ricomincia.
Essendo geneticamente programmato a non gioire mai per una vittoria bianconera, chi scrive non si è goduto a fondo la sconfitta della Roma, pure fondamentale per la rincorsa azzurra al secondo posto. Ero più incline a tremare per gli infortuni non risolti ma anzi incrementati dalla sosta (ma che è successo a Behrami? Gli è caduto un roccocò sul piede?), e per una Sampdoria data in grande spolvero nella nuova gestione tecnica serba. Per fortuna sono stato smentito, e alla grande, in una meravigliosa ora di aperitivo e pranzo fuorigrottese piena di sole, di calze della Befana e di bambini sorridenti, come dovrebbe essere sempre, Befana a parte.
E come dovrebbe essere sempre e sempre non è stato, vedi Udinese, Parma e Sassuolo, il Napoli vince lasciando alcune foto ricordo abbastanza interessanti nell’album del cuore azzurro.
Per esempio: chiunque sia quello che Rafael prega prima, durante e dopo la partita, deve essere Uno che lo ascolta. Questo ragazzo ha un contatto così diretto con la divinità che i pali alle sue spalle si moltiplicano, rimpiazzando le carenze difensive sempre più evidenti: toccherà chiedergli un’intermediazione anche per questioni di maggiore importanza, lui si inginocchia, leva gli indici al cielo e la città magari diventa prima nella classifica della vivibilità del Sole 24ore. No, eh? Be’, però ci si può provare.
Un’altra foto è per Mertens, che dei due nanetti uguali là davanti è quello che gioca bene. Una partita pressoché perfetta, e adesso vogliamo tutti vedere come farà il mister a tenerlo fuori ora che rientra Marek.
Altra foto per il Pipita, un genio che rumina calcio di altro livello ogni volta che tocca palla. Mamma mia, che giocatore; sembra uno capitato per sbaglio nel nostro campionato, e magari è proprio così. Godiamoci l’errore e perpetuiamolo, affiancandogli qualcuno che parli la sua stessa lingua. E foto anche per Callejon, un regalo da Madrid che fa chiedere al tifoso quanto siano forti i titolari, se lui era la terza riserva nella Casa Blanca.
Com’è e come non è, il 2014 porta un Napoli ancora terzo ma con la seconda alle viste, con infortunati più o meno storici sull’orlo del rientro e con la prospettiva di tutti gli scontri diretti in casa. Ma anche col mercato aperto, e le avversarie pronte e agguerrite a rinforzarsi sensibilmente. Il tifoso perciò, riposti gli struffoli e agguantato il telecomando, pretende che la società si regoli in modo adeguato: perché tra le belle foto di cui sopra, nell’album di questo primo match del nuovo anno c’è Inler che rotola da solo sul prato e non azzecca un passaggio, Dzemaili che non sa mai che fare col pallone tra i piedi, Armero che per pochissimo non inguaia tutto con un fallo folle e inutile, Fernandez circumnavigato da Eder dieci volte su dieci. Bisogna fare in modo che la rosa sia all’altezza delle ambizioni, non viceversa: altrimenti il tifoso si chiederà dove vanno a finire i soldi che spende tra biglietti dello stadio, merchandising e abbonamenti TV, e a che cosa serva il conclamato e apprezzato bilancio in utile permanente, col conseguente aumento delle riserve. Occhio, Presidente: le altre corrono, sia davanti che dietro, e comprano pure. Non ci vuole proprio niente a perdere tutti gli obiettivi stagionali.
Fonte: Il Mattino
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