Maurizio De Giovanni per “Il Mattino”:
“Certe Partite non sono come le altre. Cominciano prima, quando escono i calendari; si guardano le prime due, giusto per vedere come si parte, e poi le si va a cercare, controllando la data di quella in casa. E si comincia a fantasticare sull’inverno o sulla primavera, se magari sarà decisiva o solo fondamentale, ben sapendo che comunque sarà importantissima.
Cominciano quando si inizia a fare sul serio, come se nel torneo si giocasse solo in due, e gli altri, tutti gli altri, fossero solo comparse nel film drammatico del campionato. E ogni domenica o sabato, subito dopo il risultato degli azzurri, si va a vedere che hanno fatto “quelli”, per capire se magari hanno già perso qualche punto per strada. Invariabilmente tifando per chiunque ci giochi contro, anche se, guardando la classifica provvisoria, magari non conviene: perché si sa bene, fin troppo bene, che alla fine, alla resa dei conti, saranno i punti dei bianconeri quelli che conteranno; perché è sempre stato così, e così continuerà a essere.
E cominciano, queste Partite, negli uffici e nei bar mesi e mesi prima, nei commenti, nelle critiche, nei discorsi. Ogni volta che si lamenta un difetto della propria squadra, si fa il paragone con l’organico degli “altri”, per rimarcarne la forza o la pericolosità. E se nella campagna acquisti uno dei “nostri” va dall’altra parte, si smette immediatamente di amarlo e lo si vede come il peggiore dei traditori, alla stregua di Giuda, Iago, Bruto.
Sono Partite che continuano tutto l’anno, da lontano, come tra due leoni che si guardano al di là del branco delle gazzelle, sapendo che prima o poi si incontreranno faccia a faccia. E di tanto in tanto, durante altri match che non c’entrano niente, dagli spalti partiranno cori riferiti al nemico assente, come se incombesse da un momento all’altro.
Man mano che si avvicinano, queste Partite crescono come una torta nel forno. Si fanno spazio nella mente e nel cuore del tifoso, come se mesi prima fosse partito un timer che suonerà soltanto a cottura ultimata. Sono Partite che durano due tempi, un’andata e un ritorno, come un confronto di coppa a eliminazione diretta.
Qualche volta, ma solo rarissime volte, la Partita diventa effettivamente decisiva. È assai infrequente, perché normalmente lo è solo per il tifoso e per quanti la pensano come lui: ma quelle rarissime volte, attorno alla tavola dove la torta verrà mangiata si affacciano tutti, ma proprio tutti, per vedere come andrà a finire. In questi casi rari, la Partita diventa meravigliosa. Arrivano televisioni estere, i tifosi vengono intervistati per tutta la settimana, i giornali e le radio si riempiono di autorevoli commenti e di interventi di spessore. E’ come se un semplice compleanno diventasse festa nazionale.
Ma il tifoso, quello vero, lo sa che è così ogni anno. E tutto questo frastuono non lo distrae dalla Partita.
Perché lui, la Partita, la gioca per tutto l’anno”.
La Redazione
P.S.
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