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De Canio: “L’Italia ha ritrovato un gioco di qualità ed il coraggio, ieri bel segnale”

"A livello internazionale ci vuole un'Italia che metta le basi tecniche al servizio, perché in certe competizioni o vinci o esci "

Luigi De Canio, tecnico della Ternana, è stato intervistato da Firenzeviola.it, ha rilasciato alcune dichiarazioni in merito alla prova dell’Italia nel match ieri con la Polonia.

L’ha convinta la prova di ieri?
“Ritrovare un gioco di qualità e di coraggio era importante. Come base è un bel segnale, poi tutto il resto arriverà. Mancini è stato un grande calciatore e vede il calcio in modo propositivo, libero da pregiudizi. E parlo ad esempio del luogo comune che un bomber serve per forza. Il nostro calcio abbonda di questi preconcetti, ma basterebbe tornare indietro di qualche anno e pensare al Napoli di Sarri, alla Spagna, al Barcellona… Questo poi non significa che un attaccante di ruolo non serva, ma che conta la mentalità più di ogni altra cosa. La squadra infatti ha creato tantissimo anche senza una prima punta. Oppure spesso si pensa che accanto ad uno che sa costruire ci voglia per forza uno che distrugga. Il calcio è fatto di geometrie e il pallone si può anche intercettare, non solo affondare il contrasto. A livello internazionale ci vuole un’Italia che metta le basi tecniche al servizio, perché in certe competizioni o vinci o esci”.

Arriviamo a Biraghi. Lei l’ha allenato nel Catania…
“Sì, l’ho avuto in un momento delicato. Il peggiore nella storia del Catania. Nonostante ciò era desideroso di crescere, imparare. Il suo caso è l’esempio di chi si dà obiettivi importanti e li raggiunge con abnegazione ed umiltà”.

Ma lei allora sentiva che sarebbe potuto diventare il prossimo terzino azzurro?
“Chi dice questo, sarebbe da considerarsi un bugiardo. E siccome non lo sono, non posso dire una cosa del genere. Certo è che lo vedevo lavorare sugli errori e mettercela tutta anche nelle difficoltà. Sono questi i presupposti per il successo, e non mi meraviglia che sia arrivato fino a qui, anche perché non si è mai sentito uno già arrivato”

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