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De Canio: “Il Siena non farà giocare il Napoli”

L'ex tecnico di Napoli e Siena: "I toscani giocheranno con il coltello fra i denti"

Specialista in missioni impossibili. O quasi. Udinese, Napoli, Reggina, Siena, Genoa, Lecce tra le sue panchine più prestigiose e spesso anche sofferte. E poi un’esperienza inglese con il Queens Park Rangers per una dimensione un po’ più internazionale. Insomma, allenatore d’esperienza, Gigi De Canio, il quale ha legato il proprio nome a fantastiche  e difficili salvezze. L’uomo dei momenti difficili, come possono testimoniare Siena e Lecce, ma anche delle promozioni dalla B alla A e d’una coppa Intertoto vinta con l’Udinese nel 2000, la prima squadra che ha allenato in A. Esperto, determinato, soprattutto coerente, De Canio. Non capita spesso, infatti, che un allenatore sotto contratto per altre due stagioni molli tutto e vada via perché in disaccordo sui progetti tecnici d’una società. Lui l’ha fatto: proprio per questo, dopo averlo salvato, a giugno scorso, ha salutato il Lecce e se n’è andato.

Ha allenato il Siena e anche il Napoli. Quella di domenica, dunque, per Gino De Canio non sarà proprio una partita come un’altra, non è vero?
«Come potrebbe. Sia in Toscana sia a Napoli ho vissuto fantastiche esperienze. E poi seguo sempre con particolare simpatia le squadre che ho allenato. Non so se capita a tutti, ma io ho sempre avuto la sensazione di aver lasciato qualcosa di me nei club nei quali ho lavorato».

Il Napoli, dunque. Pensa che dopo il pari interno col Bologna si sia complicato un po’ la vita?
«Non lo so. Però sono sorpreso. Non tanto per il risultato quanto per questa discontinuità di prestazioni che non riesco a spiegarmi in nessun modo».

Più sorpreso o più deluso?
«Sorpreso. Sicuramente sorpreso. Ero convinto che questo sarebbe stato l’anno del Napoli. In avvio di stagione ero certo che il Napoli avrebbe disputato un grande campionato. Ora, pensavo, dopo il bel lavoro di Marino e Reja prima e di Mazzarri poi, dimostrerà di aver raggiunto quella maturità, quella consapevolezza che fa grande una squadra».

Credeva, insomma, in un Napoli in lotta per lo scudetto?
«Credevo in un Napoli competitivo. All’altezza delle migliori e, quindi, in lotta anche per il primo posto, certo».

Invece?
«Invece non so spiegarmi perché tutto questo poi non sia accaduto».

Può essere colpa della Champions?
«Non ci credo. Non penso che il Napoli abbia sofferto la stanchezza fisica o mentale procurata dalla Coppa. Se così fosse, avrebbe dovuto aver problemi anche contro il Milan, l’Inter, la Juve? No, per me la Champions non c’entra proprio niente».

Quindi?
«Debbo pensare che abbia ragione Mazzarri quando dice che probabilmente il Napoli quella maturità da grande squadra non l’ha raggiunta ancora. Forse ha ragione lui. Forse il Napoli non ha ancora compiuto per intero il suo percorso di crescita».

Non è una gran notizia per chi tifa Napoli.
«Se è così, non lo è neppure per me che seguo il Napoli con grande simpatia e anche con affetto».

Se le cose stanno in questo modo, anche il terzo posto è a rischio?
«Con un intero girone di ritorno da giocare nulla si può dire compromesso. Ma è vero pure che se il Napoli continua a lasciare punti agli avversari, beh, in questo caso, la strada per la riconferma in Champions diventa accidentata. Molto accidentata».

Insomma, il Napoli dovrebbe subito andare a recuperare a Siena i punti persi in casa col Bologna.
«Detto così potrebbe sembrare facile. Invece non lo è. Non lo sarà. Perché nel nostro campionato non c’è mai nulla di semplice o scontato».

Ma come se l’aspetta questa gara?
«Il Siena sa di avere valori ben inferiori a quelli del Napoli. Cosicché, credo, giocherà sull’avversario. Proverà a contrastarlo senza scoprirsi, nella speranza di poter sfruttare qualche spazio. Ma è normale. Quando una cosiddetta  piccola incontra una grande capita spesso che giochi in questo modo».

Nel Napoli tornerà Lavezzi. Una buona notizia per Mazzarri, non le pare?
«Buona? Ottima, direi. Lavezzi è un giocatore determinante. Se segnasse un po’ di gol non dico che sarebbe come Messi, ma gli si avvicinerebbe molto. Comunque, è il grimaldello del Napoli per far saltare le difese. Fantasia, dribbling, capacità di saltare l’uomo: sono queste le sue caratteristiche. Per una squadra avere in campo uno come lui è sempre una fortuna».

Anche lei è dell’idea che il Napoli sia Lavezzi-dipendente?
«Nient’affatto. Dico che Lavezzi è un calciatore assai importante, ma resto dell’idea che la vera forza del Napoli stia nel collettivo. Mazzarri ha creato una squadra nella quale ognuno ha un proprio ruolo ma, contemporaneamente, è anche pronto a sacrificarsi e a correre per gli altri. Un esempio? I rientri degli attaccanti. Quel Cavani a tutto campo la reputo l’immagine del Napoli».

Per facilitare l’operazione terzo posto il Napoli potrebbe approfittare del mercato?
«Ragioniamo. Quanti difensori o centrocampisti più forti o più pronti o più preparati di quelli che il Napoli già ha ci sono in questo momento sul mercato? Credo pochi. Quindi, penso che difficilmente il Napoli potrebbe migliorarsi chissà quanto. No, il Napoli così com’è può andare tranquillamente avanti sino a fine stagione».

Ha preso Vargas, che ne pensa?
«Penso che abbia messo a segno un colpo straordinario. Vargas lo conosco bene. E’ un grande giocatore. Ha qualità eccellenti. Debbo complimentarmi con Micheli che l’ha preso. Ora, però, non si chieda a questo ragazzo di andare in campo e fare subito il fenomeno. Bisognerà avere la pazienza d’aspettare, deve abituarsi a un nuovo mondo. A un nuovo modo di allenarsi, giocare, alimentarsi. Dovrà abituarsi anche un nuovo clima e a un nuovo spogliatoio. Ma presto Napoli scoprirà un altro giovane campione».

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

A.S.

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