Il percorso da Udine a Napoli lo ha fatto anche lui, Luigi De Canio. Dieci anni fa, più o meno. Due stagioni alla guida dei bianconeri e poi la panchina degli azzurri scivolati nuovamente in serie B.
«Chi lascia il Friuli per Napoli sa bene quali sono le differenze di pressione del pubblico che trova. Anche Inler lo sapeva benissimo».
Le prove dello svizzero sono troppo altalenanti?
«Le sue prestazioni rispecchiano gli alti e bassi della stagione del Napoli. Come il resto della squadra non ha quella continuità che invece lo ha sempre contraddistinto a Udine».
Problemi anche di ambientamento?
«Ovvio. Inserirsi in meccanismi nuovi, in una mentalità inedita e con un allenatore che pensa al calcio in maniera diversa rispetto agli allenatori che ha avuto nel passato, provoca delle ripercussioni».
Forse le attese erano alte perché è costato più di 15 milioni di euro?
«È un discorso che non condivido: anche Maradona quando arrivò non ebbe un rendimento continuo. Inler deve essere lasciato libero di sbagliare, anche se il giudizio sulla sua stagione è positivo».
Qualcuno sussura: a Udine sembrano tutti fenomeni, poi vanno via e tornano giocatori normali.
«E si sbaglia. Inler è fortissimo e lo sta dimostrando anche a Napoli. E poi non è vero che soffre la pressione del pubblico: chiunque gioca a calcio preferisce farlo davanti a 60mila tifosi».
Forse Dzemaili e Gargano non sono Isla, Armero o Pinzi?
«Non credo. Inler non è il problema di questo Napoli che, in sincerità, non mi sembra avere grossissimi problemi tecnici».
Eppure in classifica è dietro?
«Questo sorprende anche me. Ero convinto di trovare il Napoli con Milan e Juventus. Ma lo dice anche Mazzarri: è una questione di personalità. E forse gli azzurri non ne hanno ancora tantissima».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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