Ha navigato su Luna Rossa dal ’97 al 2007 e al timone del team Prada ha vinto la Louis Vuitton Cup nel 2000 a Auckland. Fa, per questo motivo, sempre un certo effetto (ri)vedere il barone Francesco De Angelis con la casacca tutta rossa e con il bordino nero del team New Zealand di cui da qualche tempo è divenuto testimonial per uno dei suoi sponsor. Napoletano, iscritto al Circolo Italia, ha vinto 6 mondiali, 9 titoli nazionali e innumerevoli altre gare. «Su imbarcazioni che però fanno parte ormai dell’epoca dei Flintstones, ormai siamo nella generazione dei catamarani di ultima generazione e io in qualche momento mi sento proprio fuori luogo in questo mondo».
De Angelis, non si butti così giù, però...
«No, è che per il momento non penso affatto di poter tornare in Coppa America a bordo degli AC45, preferisco le barche più piccole dove mi diverto e dormo sonni tranquilli».
Perché è una Coppa America rischiosa, a suo avviso?
«È una Coppa America molto diversa dall’ultima a cui ho preso parte: la Vuitton Cup del 2013 sarà un triangolare, quando ho gareggiato io a Valencia nel 2007 c’erano ben 12 sindacati in rappresentanza di ben 9 nazioni. Sotto l’aspetto della partecipazione molto meglio queste World Series: anche se l’alta velocità non significa automaticamente spettacolo».
La sua Napoli ha risposto alla grande.
«Tutti gli skipper sono senza parole, stupiti dalla grande affluenza e dal calore del pubblico. E poi questo golfo è un anfiteatro naturale che non ha eguali al mondo».
Lei però ha sempre detto che avrebbe preferito vedere l’America’s Cup a Bagnoli?
«Era il 2004 quando si a parlava di portare a Bagnoli la sfida di Alinghi: per me è un luogo magico, ma anche il lungomare di via Caracciolo non è da meno».
Oracle e Artemis hanno mandato i team di riserva?
«Beh considerare uno come Slingsby come una riserva non è cosa corretta: ha una medaglia olimpica al collo».
Dà qualche consiglio a Max Sirena?
«L’ho visto solo una volta da quando è divenuto skipper di Luna Rossa, lo scorso anno qui a Napoli. Non saprei cosa dirgli, sinceramente. L’ho portato io a bordo di Prada, è vero, poi ha fatto la sua strada da solo».
Vincerà la Vuitton Cup?
«Lo spero».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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