The normal one: colui che ha saputo trasformare la normalità in un qualcosa di speciale. Facendo, manco a dirlo, cose del tutto normali: però davvero molto bene. Chi lo conosce, e ogni giorno lo vede recitare da calciatore, lo descrive così: stile universitario, un ragazzo normalissimo. Ma si, esageriamo. Proprio come ha esagerato lui, David Lopez: dagli insulti beccati a valanga su Twitter nel giorno del suo acquisto, agli applausi fragorosi di Napoli-Roma. E poi, la soddisfazione più grande: è diventato il centrocampista di riferimento di Rafa. Da un certo punto anche il più titolare dei titolari: dal Sassuolo a seguire ne ha messe in fila 7 in campionato, conquistando anche la corona del mediano più schierato dal primo minuto. E, guarda caso, la svolta del Napoli, con mini record di punti compreso, è cominciata proprio al Mapei.
CHE INTUIZIONE. E allora, una bella storia di calcio: perché arrivare l’ultimo giorno di un mercato che aveva fatto sognare, essere accolto tra i cinguettii di un popolo di aquile inferocite e poi conquistare il posto e anche il San Paolo, beh, sa davvero di favola. Bravo David, bravo Rafa: è lui ad averlo scelto, indicato e voluto nonostante un po’ di scetticismo. E’ Benitez ad averlo portato a casa azzurri con un investimento da 5 milioni di euro. Cinque milioni e, finora, 10 partite (8 in campionato e 2 in Europa League); 11, nella sua stagione, considerando anche quella giocata con l’Espanyol alla prima della Liga (contro l’Almeria).
LA SCALATA. Venticinque anni, le radici a Barcellona e una gavetta lunga e sostanziosa, nonostante l’handicap dell’arrivo a campionato iniziato, Lopez ha saputo imporsi in un mesetto: la prima da titolare con l’Udinese, dignitosa, e poi la crescita progressiva dalla trasferta con il Sassuolo. Da quel momento in poi, mescolata di carte e gerarchie e il gioco è fatto: David si accomoda in panchina solo con il Torino e poi, dalla partita con l’Inter (con tanto di super assist a Callejon), non s’è più schiodato dall’epicentro della squadra. Bilancio dal 19 ottobre: 5 partite di fila in campionato dal primo minuto. Sette in totale, considerando anche Udine e Reggio Emilia: un dato che non vantano né Inler (6), né Jorginho (5) e Gargano (4).
QUELLO GIUSTO. Tra l’altro sarà un caso, ma il periodo della sua ribalta coincide anche con quello della rinascita del Napoli: quello dei 17 punti in 7 partite, un rendimento che in questo segmento non vanta neanche la Juve capolista e che, soprattutto, ha proiettato gli azzurri al terzo posto in beata solitudine. Muy bien. Il suo segreto? Forse scoccia la ripetizione, però è così: la normalità. Lopez ha dato equilibrio e quantità facendo le cose più semplici possibile: pressing, dinamismo da grande atleta (uno dei migliori del gruppo), contrasti decisi, conquista del pallone e scarico. Certo le belle intuizioni non mancano – vedi assist a Callejon e qualche tiro secco e preciso dalla distanza -, però mediamente è nelle semplicità del suo calcio che si annida la pregevolezza. In sintesi: David Lopez non ha le stimmate del campione, no, però s’è rivelato l’uomo più giusto nel modulo giusto. Un giocatore vero.
LA COPPIA. Professionista silenzioso e generoso, tanto abile tatticamente quanto dotato fisicamente, David è insieme con Koulibaly la grande sorpresa della stagione azzurra. Una pedina preziosa che, gradualmente, sta anche affinando un’intesa importante con Jorginho: Rafa li ha lanciati con il Verona e poi li ha confermati con la Roma e la Fiorentina. Ovvero, nelle tre partite migliori della stagione. Normale amministrazione, per Lopez.
Fonte: Il Corriere dello Sport
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