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Dall’inferno al paradiso. Tutto nasce dalla svolta europea

Il 4-2-3-1 può essere una soluzione in attesa di Gennaio

Dall’inferno al paradiso ben due volte. Le gare contro Dnipro e Genoa hanno un peso specifico importante nella stagione. Ad un quarto d’ora dalla fine il Napoli perdeva, sarebbero state due sconfitte che avrebbero aperto una crisi di risultati; situazioni sempre difficili da governare in un ambiente poco sereno come quello napoletano. Non oso immaginare le discussioni sulle condizioni di Mazzarri, le speculazioni sull’anno sabbatico, le legittime critiche sugli errori commessi dalla squadra. Il Napoli ha rischiato di finire nel buio e due volte ha rivisto la luce. Il lunedì è il giorno delle valutazioni, dell’analisi, esercizio necessario per comprendere cosa funziona e cosa no, verificare gli errori e valutare le soluzioni.

FOCUS SU DNIPRO E GENOA Le partite contro Dnipro e Genoa hanno, però, degli aspetti differenti. In Europa League il Napoli ha iniziato bene la gara, dando l’impressione di comandarla per la prima mezz’ora, poi è arrivata l’ennesima disattenzione su un calcio piazzato ed una squadra, infarcita di alternative abituate alle figuracce di Eindhoven e Dnipropetrovsk, è stata afflitta dalle incertezze che hanno raggiunto il punto più alto nell’errore di Rosati sul secondo gol degli ucraini. A Genova è andata in scena un’altra gara. Delneri è riuscito a toccare le corde di una squadra che, dopo tre sconfitte consecutive, ha mostrato un’anima combattiva e propositiva. Maggio e Dossena hanno fallito il colpo del ko nei primi venti minuti e hanno dato ai rossoblù la possibilità di prendere fiducia. Bertolacci tra le linee e Jankovic ed Antonelli sulle fasce hanno vinto le contrapposizioni, a causa dei limiti di condizione di Maggio e Dossena e l’inadeguatezza di Dzemaili nel ruolo di mediano. In questa situazione il Napoli ha subito il gol di Immobile e rischiato il capitombolo quando Bertolacci ha colpito la traversa del possibile 2-0. Il Genoa ha grandi limiti soprattutto in fase difensiva, si sono visti già nel primo tempo quando Cavani ha sprecato due palle gol. Il Napoli della prima frazione di gioco non riusciva a prendere campo, a velocizzare la manovra. Quando è entrato Insigne al posto di Pandev, vittima di una distorsione alla caviglia, si sono cominciati ad intravedere dei segnali di svolta. Almeno sulla fascia sinistra il Napoli ha acquisito imprevedibilità e vivacità. A dare, però, una musica diversa alla gara è stata la svolta tattica di Mazzarri: il passaggio al 4-2-3-1 e l’ingresso di Mesto ed Inler, giocatore fondamentale per questa squadra, l’unico a saper dare ordine alla manovra nel centrocampo azzurro. La vivacità di Insigne, la spinta di Mesto, la visione di gioco di Inler e il lavoro di Hamsik tra le linee hanno ferito l’imperfetta fase difensiva del Genoa.

IL 4-2-3-1 IN ATTESA DI GENNAIO- In estate abbiamo più volte sottolineato i limiti della campagna acquisti del Napoli. In ogni reparto ci sono delle carenze che non permettono all’organico di compiere il tanto atteso salto di qualità: manca un difensore di passo rapido per far rifiatare Campagnaro, due alternative a centrocampo a Behrami ed Inler (Dzemaili è un utilissimo vice-Hamsik ma sulla mediana riscontra evidenti difficoltà che si ripercuotono anche sulla prestazione del compagno di reparto, ndr), un esterno sinistro (Dossena deve cercare nuovi stimoli altrove, ndr) ed un vice-Cavani, un attaccante che dia profondità alla squadra, apra gli spazi per i compagni, mestiere che Pandev in queste condizioni atletiche non può assolutamente compiere. Ad ogni problema c’è, però, una soluzione. In attesa del mercato di Gennaio, Mazzarri sta lavorando al 4-2-3-1 che ha rappresentato la svolta tattica contro Dnipro e Genoa. “4-2-3-1? Mi fa piacere che la squadra cominci a conoscere quest’atteggiamento tattico. L’ho provato in settimana, partirò sempre con la difesa a tre ma è una soluzione che valuterò anche in altre occasioni”, così si è espresso Mazzarri in conferenza stampa al “Ferraris” nel post-partita. Il cambiamento tattico nasce dalla valutazione sulla scarsa brillantezza degli esterni. Si attende il recupero di Zuniga, Dossena ormai non ha più il passo per coprire tutta la fascia, Maggio non riesce ad uscire da una condizione atletica poco brillante, Mesto ha dimostrato a Genova che, con la copertura di un compagno, può dare un grande contributo. La cura Mazzarri ha rivitalizzato anche l’ex esterno destro del Genoa; qualche mese fa era un esubero a cui Capozucca, ex ds della società ligure, doveva trovare una sistemazione, oggi si è ritagliato il suo spazio nel Napoli proprio in casa della sua ex squadra. Scherzi del destino che solo il calcio sa regalare.

LA VITTORIA DI LORENZOSulla fascia sinistra di Genova c’era un treno che percorreva il campo, Sampirisi faceva quasi tenerezza nel provare a fermarlo. Imprevedibilità, genialità, classe, accelerazione, fantasia, visione di gioco; non gli manca nulla e sta crescendo anche in senso tattico e concretezza. Lo scontro nella vita è la base per la propria affermazione e Lorenzo nell’esperienza napoletana da un allenatore che gli fa imparare nuovi movimenti può solo apprendere. Si è visto, però, nelle ultime due sfide che, partendo da sinistra in un tridente, sa essere devastante. L’infortunio di Pandev apre un’autostrada a Lorenzo che deve riuscire ad attaccare lo spazio con la stessa lucidità anche se, com’è probabile, Mazzarri lo schiererà nella posizione che occupa di solito il macedone, eccezionale distributore di palloni che in queste condizioni atletiche rende la manovra prevedibile.

LA SVOLTA IN EUROPA ED IL VALORE DELLA CRITICA- “Sono contento di ciò che stiamo facendo. Abbiamo nove punti in più in campionato ed abbiamo dato una sterzata in Europa League”, così ha parlato Mazzarri in conferenza stampa al “Ferraris”. La rimonta contro il Dnipro, guidata sempre dagli uomini di maggior talento, ha dato fiducia al gruppo e il colpaccio di Genova nasce proprio dal giovedì europeo. Mazzarri è un grande allenatore, i risultati di tutta la sua carriera parlano per lui.  Come ogni essere umano alla guida di un gruppo, esprime il meglio di sé quando è pungolato, stimolato. Lo si può fare solo con la critica, un dovere per ogni giornalista. Sull’Europa League la critica costruttiva è stata d’aiuto, ha acceso la luce sul problema invitandolo a risolvere. In qualsiasi ambito la critica, se costruttiva, è fermento, vivacità, rappresenta il miglior alleato di qualsiasi persona con la responsabilità della gestione. Si diffidi da chi, invece, sostiene che va sempre tutto bene e non disturba mai il manovratore.

Ciro Troise

 

 

 

 

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