NAPOLI – Lorenzinho, se vi piace: per quel che valgono, son numeri che restano e in quell’approccio di calcio ch’è un’amichevole estiva, un dribbling, una finta, le veroniche e infine gli assist aiutano l’autostima. E poi Camilo, che si prende il san Paolo, lo subisce, lo strapazza, segna, lo zittisce e poi lo accompagna, forse per togliersi di dosso tutto quello che ha dentro e che avverte. Storie di calcio, tra cui la sua: perché in quella serata strana, in cui la contestazione è sistematica, Camilio Zuniga si scrolla di dosso i cori ostili, va a sistemare la sfida con un 2-1 degno d’un attaccante (assist di Insigne e il colombiano che salta pure il portiere e deposita in rete) e poi esulta prima con moderazione, allargando le braccia, quasi a scusarsi, infine saltellando pure a gara in corso, mentre il san Paolo lo spinge con un «chi non salta juventino è» che cambia l’umore popolare e trasforma un «martire» in «eroe».
L’ATTIMO FUGGENTE – Napoli-Galatasaray ha i connotati della provvisorietà di luglio, perché le gambe vanno ma sino a un certo punto e pure i meccanismi hanno bisogno di verifiche: però, cinque minuti bastano e avanzano per intuire che quel «monello» ha una visione verticale del campo. Palla a terra sulla sinistra, controllo alla Insigne, cross lungo, a scavalcare l’incerto Chedjou e parabola per un Pandev già letale: 1-0, perché chi ben comincia…
Ci sono sessantamila spettatori, c’è la difesa a quattro – che pare un’entità da svelare in anteprima assoluta – e poi i soliti quesiti di circostanza, che con trentacinque gradi si dissolvono in fretta: Rafael, per esempio, ci mette i piedi (niente male) per rilanciare e quando servono le mani, tra il 41′ e il 42′, annienta prima la randellata ravvicinata di Droga e poi quella dalla distanza di Sneijder. Hamsik è il regista offensivo, scelga lui dove andare a giocare: è 4-2-3-1, e dopo sette anni di difesa a tre sa di fantascienza: e invece un esercizio semplice, con Callejon e Insigne (nella fase di non possesso) ad irrobustire il centrocampo e Marekiaro a restare sulla «dorsale» per le ripartenze che non sono abolite.
EQUILIBRI – Nel codice Benitez c’è l’ossessiva ricerca delle distanze tra i reparti e le linee paiono già sufficientemente ravvicinate: la condizione è blanda e le giustificazioni sono accettate: chi se la sbriga con disinvoltura è Mariani di Aprilia, concede ma con la parsimonia consentita dagli interventi. Ha poi l’occhio per accorgersi che Chedjou (2′ st) è partito bene e non c’è fuori gioco: però c’è Rafael, che ha padronanza e sa come attirare su di sé l’attenzione del san Paolo, indotto a divertirsi dal «solito» Hamsik, che scarica su Dzemaili (9′) per un destro che quasi demolisce il palo, e per un Callejon che un istante dopo arriva tardi d’un centesimo di secondo.
Manco di questi tempi gli antichi adagi vanno in ferie e il Galatasary (che Terim ha risistemato) pesca il Napoli a difesa scoperta, però Amrabat ci mette del suo, con un destro terrificante, sotto la traversa. Ma Camilo Zuniga non è ancora sceso in campo e la metamorfosi non s’è compiuta: vacci a capire qualcosa, adesso….E mentre Insigne dal dischetto si prende la gloria e il Napoli la Acqua Lete Cup, Zuniga saltella ancora….E adesso?
Fonte: Corriere dello sport
La redazione
F.G.
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro