Il Napoli ha già un marchio di fabbrica: quello del suo allenatore. Rafa Benitez è stato capace in meno di due mesi di incidere come nessuno avrebbe mai potuto immaginare. Fusione di un organico rivoltato con l’arrivo di sette stranieri, di cui quattro dalla Liga; apprezzabili geometrie di gioco, almeno per quanto riguarda la fase offensiva; spogliatoio già compattato e con ambizioni affatto nascoste; buon feeling con l’ambiente, cosa non da poco per portare avanti un progetto appena decollato. Ci sono situazioni in cui un allenatore va ad incidere per un venti-trenta per cento; altre in cui diventa determinante. Nel caso del Napoli, Benitez ha rivestito un ruolo fondamentale: si è assunto la responsabilità di ripartire daccapo dopo un secondo posto ottenuto nella passata stagione; ha richiesto taluni giocatori funzionali ad un nuovo modulo di gioco; si è messo a lavorare senza soste per mettere a punto una macchina che fosse competitiva fin dalla prima giornata; e con pacatezza e fermezza ha spiegato il concetto della rotazione interna; infine con il sorriso sulle labbra ha invitato i tifosi a credere con forza in questa nuova avventura che comprende anche il tuffo in Champions League. Insomma se qualcuno definisce l’operato di Benitez, una «Rafalution», nel senso di «revolution», non si sbaglia. Siamo di fronte ad una rivoluzione culturale nel modo di intendere il calcio
Cambiare modulo di gioco dopo che per anni si è adottato un determinato sistema tattico, richiede tempo, pazienza ed applicazione. Ma Benitez è stato capace di bruciare le tappe. Non si è soffermato solo sul modo di disporsi in campo e su numeri asettici (il quattro-due-tre-uno al posto del tre -quattro-uno-due) è andato al di là. Ha voluto Un portiere in grado di giocare anche fuori dai pali e uomini con senso tattico Idee chiare e sicure
inculcare ai singoli il concetto del proporsi in situazioni più varie; quello del mutuo soccorso nel portare il pressing; della verticalizzazione improvvisa o del possesso palla a seconda dei momenti della gara. Squadra corta ed occupazione degli spazi più razionale; baricentro mai troppo basso per evitare di subire più di tanto in fase difensiva; sempre quattro uomini pronti a colpire negli ultimi venti metri. E’ ovvio che per mettere in pratica tutto questo è stato necessario ricorrere ad un portiere che sapesse districarsi fuori della propria porta (Reina) ed a giocatori di qualità, nonché dotati di intelligenza tattica fuori della norma (Higuain e Callejon). Qualche altro, poi, si trovava già in organico ed è stato proprio colui che ha fatto la differenza in queste prime due uscite: Marek Hamsik, quattro gol in meno di centoncinquanta minuti giocati (sostituito in finale di gare sia con il Bologna che con il Chievo Verona). Resta da mettere a punto la fase difensiva. E restano da fare alcune valutazioni sui singolo componenti del reparto arretrato. Ci sono ancora diverse cose che non funzionano ma don Rafa, che usa filmare anche gli allenamenti, ha già annunciato di volere e sapere come intervenire. Tempo al tempo. Anche se si sarebbe aspettato un ulteriore arrivo dal calcio mercato. Arrivo che slitterà a gennaio a questo punto.
Facile spiegarlo, un pò più difficile recepirlo in un gruppo dove tutti vorrebbero giocare: il concetto di rotazione. I primi a farne le spese sono stati Paolo Cannavaro, Goran Pandev, lo stesso Insigne nella prima uscita. E poi i vari Mertens (titolare nel Psv), Armero (nazionale colombiano), Dzemaili, lo stesso Rafael. Ma per Benitez ed il suo staff, il turn over è di fondamentale Il tecnico tiene in considerazione l’intero organico Il vice De Miguel ha il conto dei minutiimportanza in una squadra impegnata in tre competizioni:
campionato, Champions League e Coppa Italia. Per non citare le energie sprecate dai tredici calciatori quando vengono convocati dalle rispettive nazionali. Ma Benitez si è avvalso della sua provata esperienza nell’illustrare la nuova filosofia e farla accettare con animo sereno dal gruppo. Anche questo conta in un team: il carisma ed il pedigree del tecnico. Il teorico della rotazione è Paco de Miguel, il preparatore atletico di origini andaluse che da anni segue il maestro Rafa, fin dai tempi del Valencia. Fu lui ad introdurre e poi sperimentare il concetto di un turn over ragionato. «Nessuno è in grado di giocare tutte le partite, specie se si è impegnati su più fronti. Per cui è fondamentale avvicendarsi ed è importante avere calciatori dalle caratteristiche simili» , disse quando lavorava a Liverpool. Paco de Miguel tiene aggiornato tramite computer il minutaggio accumulato da ogni singolo elemento e riferisce al tecnico ed a Fabio Pecchia, il suo vice. Per ora chi non ancora è entrato in azione degli esclusi eccellenti è stato solo Paolo Cannavaro. Gli altri, chi più e chi meno, hanno avuto modo di affacciarsi in prima squadra seppure per spezzoni di gara. Anche sulla preparazione atletica, Paco de Miguel ha una sua visione particolare: «Non c’è bisogno di ammazzarsi di lavoro in ritiro precampionato per restare in forma tutta la stagione. Non c’è alcuna necessità di fare cose diverse da quelle che si fanno tutto l’anno»
L’altra vera rivoluzione introdotta da Benitez è culturale e riguarda il modo di accostarsi e seguire la propria squadra di calcio. Con passione ma sempre con il sorriso sulle labbra; senza isterismi ma con una forte dose di ottimismo; evitando di esaltarsi dopo una vittoria e deprimersi dopo un passo falso ma conservando fiducia. Anche in questo non era facile penetrare nella testa del tifoso Rispetto per chiunque E poi la passione per le bellezze di Napoli e dintorni: e in tanti lo chiamano Don Rafanapoletano. Eppure Don Rafa è riuscito a conquistare tutti con quel suo modo di fare
spontaneo ed aperto, con quella sua disponibilità a tuffarsi tra la gente senza problemi e la sua voglia di conoscere le bellezze artistiche e paesaggistiche della città in cui lavora. Ai napoletani non è sembrato vero incrociare quell’uomo che ha vinto tutto per strada e discutere con lui del Napoli. Lo sentono già uno di loro. Ed il feeling con la tifoseria è basilare per un professionista del calcio che s’appresta ad iniziare una nuova avventura dopo quelle al Valencia, al Liverpool, la parentesi all’Inter e poi al Chelsea. Ma Benitez è apprezzato e stimato in Spagna come in Inghilterra. E’ quotato tra i vertici dirigenziali del calcio europeo per quella sua eleganza nei modi e per quel suo portare rispetto a tutti. Oggi il tecnico del Napoli sarà tra i protagonisti del quindicesimo «Uefa Elite Club Coach Forum», un convegno che si svolgerà a Ginevra domani e dopodomani. Diversi gli argomenti che verranno sviluppati: dal ruolo del regista nel calcio moderno, a quello del fair play finanziario, alle nuove norme sul fuorigioco. Saranno presenti altri tecnici di fama europea: da Klopp a Mourinho; da Terim a Wenger, a Petkovic ed agli italiani Allegri e Conte. A Benitez, i tifosi del Napoli chiedono ora di lanciare la sfida anche alle big che sono state inserite nel girone F della Champions oltre che insidiare la Juve e le altre concorrenti allo scudetto in campionato. Diventare grandi insieme con un uno che lo è già per i suoi trascorsi.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
G.D.S.
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