Il portale elvetico Nzz.ch dedica un bell’articolo al centrocampista azzurro esaltandone le doti tecniche ed umane e lodandone soprattutto il processo di crescita di cui si è reso protagonista in questa stagione sportiva appena conclusa. Iamnaples lo offre, in traduzione, ai suoi lettori:
La stagione del capitano della nazionale svizzera finirà stasera, mercoledì 30 maggio a Lucerna, nella gara-test contro la Romania. La squadra di Ottmar Hitzfeld, vittoriosa sabato contro la Germania, vuol terminare in bellezza.
Quando Ottmar Hitzfeld iniziò la cosiddetta “Operazione Rivoluzione“ dopo il ritorno di Alex Frei e Marco Streller alla fine del marzo 2011, chiamò proprio Inler ad essere il nuovo capitano. Fino ad allora al buon Gökhan, allora in forza all’Udinese, era toccato solo sostituire Frei, da quel momento, invece, gli sarebbe toccato di guidare e supportare il cambio generazionale. E la domanda sorgeva spontanea: Inler sarebbe stato all’altezza?
Contro il “Turco-napoletano” remava l’impressione che il suo ingresso in nazionale non andasse propriamente a genio ai media, i quali dall’esterno vedevano il centrocampista manchevole in qualcosa: troppo dolce d’indole e con un’eccessiva amichevolezza – uno così poteva mai mettersi a fare la voce grossa? D’altro canto a suo favore come nuova guida di centrocampo parlavano due cose: la sua capacità di avere un buon influsso sui giovani e l’accettazione da parte dei suoi pari.
Non sempre le cose sono andate per il verso giusto in questi 13 mesi e Inler di tanto in tanto si è lasciato risucchiare in una di quelle pause di debolezza che hanno caratterizzato l’undici elvetico. “Dobbiamo ancora migliorare come squadra, ma il processo è già in atto” – ha dichiarato il capitano. Questa cosa è facile da dire dopo il successo sui tedeschi per 5-3, ma Inler insiste che la sua fiducia non risiede tanto nel momento, quanto sulle sue impressioni ricavate dalle partite contro l’Argentina e l’Olanda.
Il motivo di tale animosità contro la Germania è chiaro a Inler: “La chiave di tutto è la gioia, la squadra si è approcciata con gioia alla sfida ed è anche cresciuta nella prontezza al rischio.” Ed un immagine chiara di ciò è Eren Derdiyok. E quando Inler parla di Derdiyok subito si ha una chiara idea di come il capitano si sia approcciato ai più giovani. “Essenzialmente voglio togliere loro ogni tipo di pressione, affinché possano giocare liberi. A Eren devo fare attenzione in modo speciale, lui ha bisogno che gli si parli molto, che gli si dia fiducia e attenzione. È proprio l’attaccante di cui abbiamo bisogno, anche se ha vissuto dei momenti tutt’altro che facili, sia nel club che in nazionale. Insomma, ha bisogno di essere guidato.” Da tutto ciò si capisce come Inler possegga antenne molto sensibili agli stati d’animo della squadra e come sappia reagire ad essi. E quindi, a dispetto delle impressioni dall’esterno, pare proprio che per Hitzfeld Inler sia stato il braccio destro dell’ “operazione rivoluzione”, che ha dato un bel frutto dopo 13 mesi.
E dal punto di vista sportivo Inler è ulteriormente maturato. Presente come non mai nella gara con la Germania, ha organizzato il gioco a testa alta. Inoltre è stato suo il bell’assist a Lichtsteiner e anche la punizione prima del 5-3, per non parlare della fase offensiva. “L’ho perfezionata a Napoli” ha detto Inler. Alla prima stagione di passaggio dalla quiete di Udine al caos della grande Città di Napoli ha vinto la Coppa Italia e ha contribuito al cammino degli azzurri in Champions League. Contro la Romania collezionerà la sua 55esima gara che segnerà anche la conclusione di questa stagione sportiva ai massimi livelli parlando dal punto di vista europeo. “Stanco io? Mi sento in forma al 150% e prima di andarmene in vacanza voglio proprio chiudere in bellezza!” Ecco le parole di chi non si accontenta.
Fonte: Nzz.ch
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La Redazione
Traduzione e adattamento a cura di Maria Villani
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