Come si suol dire: prevenire è meglio che curare. A volte, però, dalle esperienze di vita può arrivare un bel monito, una sorta di insegnamento che, per la sua grandezza (molto spesso nell’accezione negativa di questo termine) induce a pensare e di conseguenza, ad agire (e quindi prevenire una situazione analoga potenziale). Grazie ad un’indagine di Mediaset Premium veniamo a sapere che, in seguito al Dramma di Antonio Puerta, giocatore del Siviglia deceduto nel 2007 in seguito ad un attacco cardiaco in campo (il giovane accusò il malore il 25 agosto, durante un Siviglia- Getafe, ma morì tre giorni dopo), in Spagna ogni Stadio dev’essere munito non solo di un defibrillatore per eventuali emergenze degli atleti, ma addirittura di uno per ogni settore dello Stadio, per non mettere a repentaglio nemmeno l’incolumità di chi assiste ai match. Certo, arrivare ad una conclusione del genere solo dopo aver vissuto una tragedia può risultare tardivo, ma quantomeno fatti del genere possono aiutare ad aprire gli occhi. La Redazione di Iamnaples, con l’articolo del Direttore Ciro Troise per la rubrica del Lunedì (clicca qui per leggere l’articolo) si è già battuta per promuovere iniziative analoghe anche negli Stadi italiani. Sarebbe una piccola vittoria per chi lotta per la sicurezza negli Stadi, sapere che il sacrificio di un giovane come il compianto Piermario Morosini, quantomeno possa fungere da urlo nello stagnante silenzio della burocrazia socio-sportiva del nostro (bel?) Paese. Di sicuro un animo puro come quello del centrocampista bergamasco non potrebbe che apprezzare un gesto, una decisione del genere. La speranza è che le Istituzioni nostrane seguano il modello iberico, il campo di calcio è, per antonomasia, luogo di gioia, di passione, di aggregazione e quindi di Vita. Le tragedie si possono evitare.
A cura di Mirko Panico
