VERONA – Tutto sul filo del rischio. Eppure il modo per svoltare si trova. Napoli subito, poi magari i Mondiali, burocrazia permettendo. Ironia della sorte, pensando a giugno e a quel Brasile che per il Jorginho calciatore è un capitolo chiuso. Si è consacrato da noi e gli sono bastati alcuni frammenti di serie A per essere proiettato in mezzo a fuoriclasse veri. Cittadinanza italiana acquisita ad ottobre del 2012, diciamo pure in tempi non sospetti. Collocata tra le tappe di un’ascesa, quando il rischio di trovarsi nei mari perigliosi della Lega Pro era passato da non molto.
TAGLIATO FUORI – Figlio d’arte ma per parte di madre, impossibile dunque prendere altre strade. Quello tra Jorginho e la periferia pallonara poteva essere un binomio più duraturo. Sei anni dopo il suo impatto con Verona, scopre di averne passate molte. Dall’esiguo sostentamento che il procuratore gli girava – venti euro alla settimana – fino ai contatti con la prima squadra, nell’estate del 2009: molto dura resistere alla tentazione di un ritorno in Brasile. C’era pur sempre una trafila da completare, nel settore giovanile dell’Hellas. Allievi e Berretti, a un anno e mezzo dal suo arrivo. Di sicuro il momento peggiore perché le attenzioni si spostassero su un adolescente portato in dote dalla scuola brasiliana. «Io ho sempre assicurato che Jorginho poteva essere titolare del Verona, Mandorlini ne rideva», è stato uno dei capi d’accusa di Gibellini, ex direttore sportivo gialloblù, dopo il burrascoso rapporto con l’allenatore. In effetti, all’alba della prima stagione in serie B, l’utilizzo di Jorginho non veniva nemmeno contemplato da Mandorlini: sensazione sbagliata, ma per fortuna ci fu un ripensamento rispetto all’intenzione di non portarlo in ritiro a Castelrotto.
UOMO OVUNQUE – Qui si ripresentò Claudio Valigi, suo mentore nella stagione con la Sambonifacese, e i margini per tardare nuovamente il suo esordio col Verona sembravano esserci. Ma ecco il dietrofront, invece dello scontato passaggio al Mantova: tempo alcune partite, un mesetto di rodaggio, e Jorginho entra nel centrocampo gialloblù con le mansioni di factotum. Dapprima sulla trequarti, poi come mezzo esterno affiancando Tachtsidis. La cessione del greco l’ha fatto scalare al centro. Ma che potesse giocare ovunque, Valigi era stato il primo ad accorgersene. Dove le mettiamo, poi, tutte le volte che Jorginho quest’anno stava per essere richiamato in panchina? Mandorlini ha già benedetto due-tre volte l’essersi ravveduto a gara in corso. Livorno, Parma, Atalanta: partite risolte da Jorginho appena scampato alla sostituzione, come ammesso dal suo tecnico. Giusto per ricordare che di lui è sempre meglio non privarsi.
Fonte: Corriere dello Sport
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