E’ stato un crescendo continuo. Un crescendo tecnico, dall’Intertoto fino alla Champions e alla conquista della Coppa Italia, ma soprattutto un capolavoro di strategia finanziaria. Il Napoli, appena ritornato in serie A dopo tre anni di inferno tra serie C1 e B, ha cominciato a programmare, a portare avanti il progetto senza mai compiere il passo più lungo della gamba, a potenziare la struttura societaria e quella del settore giovanile.
IN EUROPA – Non a caso il Napoli viene indicato a modello in Europa per la sua maniera di attenersi al fair play finanziario e conciliarlo con i risultati. E nella statistica aggiornata dell’IFFS ( l’Istituto Internazionale di Storia e Statistica del calcio), il club azzurro è sedicesimo, prima squadra italiana posizionata a ridosso dei più grandi club al mondo. Poi vengono il Milan (21º), l’Inter (28º), la Juve (34º). L’Istituto assegna riconoscimenti annuali e mensili non solo alle squadre, ma anche a singoli calciatori, agli allenatori. Ed evidentemente nel caso del Napoli hanno portato punteggio i gol di Cavani, l’ascesa di Hamsik, gli apprezzamenti per Mazzarri e la conquista della Coppa Italia.
STRATEGIA – Il Napoli ha proceduto con una prima rivoluzione appena rimesso piede in serie A. De Laurentiis e Marino decisero che era arrivato il momento di ringiovanire l’organico e di accrescere il tasso tecnico complessivo. Arrivarono i vari Lavezzi, Hamsik, Gargano, Mannini, Santacroce. E poi a costi molto contenuti, calciatori di esperienza quali Zalayeta, Blasi, Pazienza. Poco più di quaranta milioni investiti al primo anno. Nel campionato successivo arrivarono Maggio, Aronica, Denis, Datolo, Rinaudo. Ma fu con l’avvento di Donadoni che De Laurentiis non badò a spese (Cigarini, Quagliarella, Zuniga, Campagnaro, Dossena, Hoffer). E l’anno dopo Cavani, andato a gravare sul bilancio successivo quello relativo alla campagna acquisti per la Champions (60 milioni investiti, il massimo).
MERCATO – Nell’ultimo calcio mercato, poi, dopo aver ceduto Lavezzi ed essersi privati di Gargano, il Napoli ha puntato su quei due-tre calciatori funzionali alla crescita del collettivo: il riscatto di Pandev, Behrami, Gamberini. Purtroppo pesa ancora come un macigno l’investimento per Vargas, dodici milioni di euro che per ora, hanno fruttato ben poco. Ma nel frattempo è esploso Insigne, prodotto del vivaio, che produrrà un’altra plusvalenza significativa mentre nel frattempo con la crescita del fatturato è cresciuto anche il tetto ingaggi. E per trattenere Cavani, il Napoli si è spinto fino a cinque milioni di euro. Una strategia di piccoli quanto mirati passi ma vincente se è vero che oggi il club di De Laurentiis viene indicato a modello dai dirigenti di Fifa ed Uefa.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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