Un patto per il nuovo San Paolo sancito a Città della Scienza tra il sindaco Luigi de Magistris e il patron del Napoli Aurelio De Laurentiis. Chissà, la ricostruzione del museo di Bagnoli andato in fiamme avrà ispirato i due protagonisti di una vicenda che dura da due anni. «Ci metto io i soldi» l’annuncio del presidente. E sbucano così due progetti, uno nuovo di zecca, che porta la firma della Astaldi, e l’altro in dotazione a Palazzo San Giacomo. Affascinanti e fattibili entrambi.
Un intrigo quello che porta la firma Astaldi. Luciano De Crecchio, direttore generale di Astaldi Italia chiarisce: «Volevamo partecipare alla manifestazione di interessi indetta dal Comune per un nuovo stadio ad agosto, ma non c’è l’abbiamo fatta per i tempi stretti, avevamo chiesto pure la proroga, che non ci è stata concessa. Ma quel lavoro lo abbiamo continuato e ora è nel nostro cassetto. Contatti col Napoli? Direttamente mai». Un intrigo dunque, perché al di là dell’ufficialità il gruppo di progettisti è interamente napoletano ed è composto dagli ingegneri Dario Boldoni, una vecchia conoscenza del calcio, cognato di Ferlaino presidente degli scudetti, Filippo Cavuoto che ha progettato le stazioni della metro Toledo e Università, Gennaro Portomeo e l’architetto Giancarlo Scognamiglio. È Portomeo la linea di collegamento con De Laurentiis. Già lavora al San Paolo da anni ed è il professionista che sta mettendo in regola il San Paolo per fare sì che si possano giocare le partite di Champions.
Veniamo al progetto Astaldi, dal costo di 100 milioni, per un San Paolo nuovo di zecca comprese le aree circostanti. Nella sostanza chiavi in mano. Confacente con gli standard europei. «Il nostro progetto – spiega Cavuoto – prevede uno stadio moderno e multifunzionale da 55mila posti. Numeri variabili se il committente lo richiedesse. Non più due anelli ma uno solo digradante verso il terreno di gioco, distante dalle gradinate al massimo 20 metri. Con una pista di atletica molto più piccola. Fondamentale chiarire due cose: i tempi di intervento dureranno al massimo due anni. E soprattutto le attività allo stadio non si interromperanno, il Napoli continuerà a giocare tranquillamente».
I soldi, si diceva, li mette il patron per sua stessa ammissione. Il direttore generale Astaldi sulla tematica apre anche ad altri scenari. «Noi valutiamo tutto anche un eventuale impegno diretto per studiare formule di investimento». La multinazionale fa sul serio, il progetto inevitabilmente coinvolge l’intera zona di Piazzale Tecchio che verrebbe riqualificata con tanto verde in più e finalmente l’abbattimento delle trincee che fanno da filtro per l’ingresso allo stadio. Parola ancora a Cavuoto: «La copertura sarà rifunzionalizzata. Ecco perché siamo riusciti ad abbattere così tanto i costi. Il problema delle vibrazioni che fanno tremare i palazzi verrà risolto sganciando la stessa dalle gradinate. Sarà uno stadio molto ecologico. Le nuove volumetrie saranno tutte all’interno, con negozi, ristoranti, una sede per il calcio Napoli e il museo della società sportiva, la clinica dello sport, uno stadio da vivere tutta la settimana». Piacerà a De Laurentiis? Al presidente piacciono le torri. Cosa significa? In passato ha proposto volumetrie esterne allo stadio, compatibili con il Prg e che sono presenti nel progetto del Comune, che vale 300 milioni e comprende la riqualificazione di tutta l’area di Fuorigrotta. Ci sono le volumetrie ma non come torri, quelle non vanno a genio al sindaco oltre che non essere nel Prg. E poi c’è la questione dei costi un conto è trovare sponsor o investire direttamente 100 milioni altra cosa è arrivare a 300. La soluzione potrebbe essere una convenzione con la quale la società avrebbe in affidamento lo stadio per un numero di anni, almeno 20, per ammortizzare i costi. «Noi siamo pronti – concludono dalla Astaldi – potremmo cominciare anche domani».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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