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Dal Chievo al Chievo. Il cerchio del Pipita, ad un anno dal primo gol azzurro in Serie A

Il Chievo, per lui, è innanzitutto un sorriso: 31 agosto 2013, trasferta a Verona, primo gol ufficiale con la maglia del Napoli. Roba da ricordare, altroché. Roba che né gli annali del calcio né Gonzalo Higuain potranno mai cancellare: è scritto, è storia. Anzi, mettiamola così: non resta che chiudere il cerchio. Sì, non resta che prendere un pallone, sbrigare la pratica e poi rimetterlo al centro del campo. Come a dire: dal Chievo al Chievo, presente. Ancora una volta.

IL DESTINO. E allora, dale Pipita. Forza e coraggio dopo una sosta rigenerante che, a dirla tutta, non era cominciata nel modo migliore: allarme rosso, nei primi giorni del raduno della Seleccion in Germania; fantomatico infortunio muscolare, alla vigilia dell’amichevole giocata dall’Argentina a Dusselforf con la Germania, e sotto con i quadri a tinte fosche dipinti dalle penne dei media sudamericani. Poi, l’eco della verità: nulla più che un affaticamento muscolare. Forfait precauzionale, per la prima del Tata Martino, e sotto con la preparazione della prima del Napoli al San Paolo in campionato. Con il Chievo: in un certo senso, per lui e per il popolo azzurro, una specie di squadra del destino.

SI COMINCIA? Sì, Higuain è legato a doppio filo, a quelli del quartiere veronese da favola. E non potrebbe essere altrimenti, considerando che la saga del Pipita-spaccaporte è nata proprio al Bentegodi. Il 31 agosto di un anno fa: dall’epoca sono seguiti altri 24 gol, 23 griffati nella stagione precedente di A e di coppe, e un altro siglato poco fa, nell’andata del preliminare di Champions con l’Athletic Bilbao al San Paolo. Un capolavoro, davvero, mortificato però dall’esito della doppia sfida con il Napoli eliminato e a farsi mille domande sul presente e sul futuro: bene, che si fa? Dopo il digiuno di Marassi con il Genoa, si ricomincia? Il Chievo del destino già trema.

LA PROMESSA. Lo scossone di Champions, del resto, dovrebbe aver moltiplicato all’infinito, la già grande fame di vittorie del Pipita. Uno che, per intenderci, rifiutava radicalmente il pensiero di non giocare la regina delle competizioni europee e che, dopo la nottataccia del San Mames, non può aver fatto altro che giurare a se stesso di aiutare la squadra a completare la scalata tanto ambita e sognata: quella fino allo scudetto. L’obiettivo dichiarato del club già dai primi giorni del ritiro estivo. L’obiettivo di tutti. A maggior ragione dopo la retrocessione in Europa League.

NOVELLO GIOTTO. Non resta che cominciare. Non resta che godersi l’ultima parentesi di libertà e relax (oggi), dopo i primi due allenamenti della settimana, e ripresentarsi domani in campo più che carico che mai, al cospetto di Rafa. Sì, il giorno del ritorno del boss – e di un’altra infornata di nazionali – sarà anche quello del nuovo patto-scudetto: tutti insieme, si ricomincia con una serie di partite che non permette distrazioni. Verbo magico anche per chi vive per il gol e alla prima è stato costretto a rimandare l’appuntamento con la gloria: dopotutto, esordire al San Paolo con il botto non è mica da buttare. Anzi, è proprio perfetto. Meglio ancora se l’avversario è il Chievo, la squadra del destino. Pipita modello Giotto: per chiudere il cerchio.

Fonte: Corriere dello Sport
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