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Dal Brasile, Leandro Damiao: “Il mio sogno è giocare un giorno in Europa”

Leandro Damiao al centro negli ultimi tempi di un intenso pour parler di mercato a tinte azzurre ha rilasciato una lunghissima intervista al portale brasiliano Globoesporte nel quale racconta la sua evoluzione in attacco ad opera del tecnico Dunga e confida il suo sogno di giocare un giorno in Europa con importanti club che bussano alla porta della società brasiliana: Tottenham, Borussia  Dortmund e, ovviamente, il Napoli. Eccola tradotta da IamNaples.it per i suoi lettori:

 

Leandro,  vista la tua formazione nel calcio di provincia ti aspettavi di arrivare tanto lontano?
No, non me lo immaginavo io e mio padre non ci crede neanche adesso, eppure tutti abbiamo dei sogni. Credo che noi dobbiamo sempre progettare di arrivare in un grande club. spero di tornare nella Seleção e di dare una mano, di fare felici i brasiliani e ovviamente la mia famiglia.

Ogni atleta vive di motivazioni. Tu che obiettivo ti sei posto?
La Seleção, andare in Coppa del Mondo. Chissà, forse cosi potrò anche disputare la Coppa della Confederazione. E ovviamente giocare in Coppa e vincere il campionato brasiliano con l’Internacional. Ma chiaramente questo obiettivo non lo si raggiunge soltanto progettandolo, è necessario concentrarsi su di esso giorno dopo giorno. Desidero conquistare il Gauchão e quello che verrà avanti. Non vedo l’ora poi di arrivare in Coppa e a Dio piacendo, disputare il Mondiale. In Brasile ci sono molti attaccanti e io non voglio perdere l’occasione. Fred, ad esempio , ha segnato molti gol, quando hai un’opportunità devi saperne approfittare.

Come hai visto il cambio di allenatore nella Seleção?
Sono stato tranquillo. Menezes stava facendo un buon lavoro,  ma la Federazione sa valutare meglio; che dire infatti di Scolari: uno che ha vinto un Campionato del Mondo, molti titoli ed è rispettato ovunque vada. Sicuramente riuscirà a quadrare questa nazionale per farle vincere la Coppa della Confederazione e la Coppa del Mondo.

La Nine, la società di Ronaldo, gestisce la tua carriera. Hai contatti con il Fenomeno?
Ronaldo ha parlato di me, mi ha elogiato in prima persona prima che io entrassi a far parte della Nine. E sono stato davvero felice di questa menzione, devo continuare però. Ronaldo è stato un fuoriclasse in tutte le squadre in cui ha militato, il migliore del mondo. È l’idolo mio e anche di mio figlio quando nascerà.

Pur essendo stato più volte cannoniere sei stato messo in discussione. Queste critiche ti hanno dato fastidio?
No, io sono sempre in discussione; e poi hanno messo in discussione lo stesso Ronaldo il Fenomeno e Romario. Non mi paragono certo a loro e spero di poter un giorno ripetere quello che hanno fatto per il Brasile e per le squadre europee dove hanno giocato. Spero anche di poter essere ricordato come loro. Essere messi in discussione è una cosa normale, è il giocatore che deve dimostrare qualcosa ogni giorno. Se una partita va bene mentre un’altra va male ecco che cominciano le critiche e se queste ci sono vuol dire che devo vedere in cosa ho sbagliato. Molte persone mi criticano da quando ho iniziato la mia carriera e io tento di ascoltarle per sapere se ho sbagliato.

Quali sono i tuoi obiettivi con l’Internacional?
Conquistare dei titoli. Abbiamo avuto un inizio interessante con una buona preparazione di  Dunga e Paulo Paixão. Dunga mi ha aiutato molto, è un allenatore intelligente, uno che sa dialogare coi giocatori. E noi vogliamo conquistare la Coppa del Brasile: abbiamo forza e gruppo; anche per conquistare  il Brasileirão.

Che cosa è cambiato con Dunga?
Ha  cambiato la filosofia della squadra che prima giocava perché io ricevessi la palla in attacco. Oggi tocca a me fare movimento, uscire di più dall’area e in questo Dunga mi ha aiutato davvero rendendomi in grado di adattarmi a Forlan che è un giocatore distinto ed anche lui si è saputo adattare alle mie caratteristiche e questo è servito molto alla squadra.

In questa stagione ti sei distinto di più grazie ai tuoi assist. Questo ha a che fare con il tuo cambiamento strategico in campo?
Penso che tutta la squadra abbia ottenuto qualcosa in più. L’anno scorso non avevo molti giocatori in area con me se restavo lì in attesa di lanci finalizzare per me diventava  complicato. Forlan non entrava in area e lui è uno importante, uno che fa attaccare la squadra, che le dà occasioni, altrimenti rimango solo in mezzo ai difensori. Oggi tutti cercano di aiutarmi e non solamente  D’Alessandro, Fred o Datolo. Ci sono anche Josimar, Gabriel… mentre io ci trovo anche gusto a fare da muro, aiutando chi arriva dalle retrovie puntando in direzione della rete.  La nostra squadra tende a fare molti sorpassi.

Non è stato molto semplice adattarsi con Forlan come compagno d’attacco…
Lui non aveva fatto il precampionato e con l’Inter in Italia aveva anche giocato poco durante la stagione precedente. Quest’anno invece è stato diverso, si è attivato molto di più e ha fatto anche molti gol. Io posso solo migliorare, Forlan è differente, gioca in tutte le posizioni in attacco e io devo correre per potergli passare la palla perché lui faccia gol.

Com’è la disputa interna con l’uruguagio per il titolo di cannoniere?
Disputa? Ma no! È indifferente tra noi chi sia il cannoniere, il titolo è la cosa più importante. Nessuno sarà ricordato se la squadra non diventa campione. Un attaccante vive di gol, certo questo lo so; da quando sono arrivato il mio unico pensiero è stato aiutare e le cose sono andate così naturalmente.

Che può significare per te questo titolo di cannoniere nel Gauchão?
Significa molto. Credo che nessuno sia riuscito ad essere cannoniere in tre Gauchões consecutivi. Se ho quest’opportunità a devo cogliere, ma è anche come ho detto prima: devo pensare al gruppo e se mi capiterà di essere cannoniere lo sarà naturalmente. Intanto mi dedico al lavoro, perché tutto quello che ho raggiunto nella mia vita l’ho raggiunto senza pressioni. In più, ripeto, desidero aiutare, se è successo spero che succeda di nuovo. Ogni volta che indosso la maglia ho la pelle d’oca e quando gioco ho l’appoggio della mia famiglia: entro in campo e do il meglio di me stesso.

Contro il Santa Cruz, hai fatto di tutto ma l’arbitro ha assegnato un gol contro. È stato frustrante perdere un’altra rete in questo modo?
Sì è trattato di un contropiede, ho avuto la gioia di fare un gol ma la palla si è infranta contro un avversario, un difensore e poi è carambolata in porta. Eppure avevo corso da metà campo fatto il meglio di me con urti e scontri, ma in fin dei conti la cosa importante è che l’Internacional abbia vinto. Può essere un gol mio o di qualsiasi altro; negli allenamenti mi sono sempre impegnato e sapevo che prima o poi i gol sarebbero tornati. Ripeto, le cose devono accadere naturalmente e non per niente conta avere la fiducia del gruppo e stare nella stessa sintonia. Poi se non faccio gol passo al compagno e questo segna, anche questo è importante.

E il vídeo dello Harlem Shake? Di chi è stata l’idea ?
Non ricordo chi ha gridato. Per la maggior parte si scherza nello spogliatoio, ma poi quando le cose si fanno serie allora tutti sono concentrati, mentre  nel momento della felicità tutti festeggiano. Josimar è stato il migliore nel momento clou e si merita tante cose belle nella sua vita. Eppure tutti hanno dubitato di lui proprio come hanno dubitato di me. Non voglio fare paragoni con l’anno scorso ma il gruppo è molto unito e tutti sono concentrati sulle vittorie. E tutti accettano anche le battute; se dovessero arrivare le sconfitte, saremo preparati.

Perché ti sei divertito a travestirti da pirata nello Harlem Shake? Poi hai fatto delle battute su Barcos…
Mi sono travestito da Jack Sparrow, il personaggio interpretato da Johnny Depp. Nel film “Pirati dei Caraibi” è uno molto agguerrito. Ho molto rispetto per Barcos, uno dei migliori in Brasile.

E come la mettiamo con questo assedio del calcio europeo?
Sono tranquillo, e vivo giorno per giorno. Certo un giorno andrò via dall’Internacional ma il mio scopo qui è e resta quello di aiutare la mia squadra. Spero un giorno di giocare in Europa, è un sogno, ma allo stesso tempo non ho fretta di andar via. Non ho motivo di pressare per fare una pazzia e trasferirmi subito. Ho avuto molte opportunità per trasferirmi e invece sono rimasto. Se ci fosse una chance vorrei che fosse buona anche per l’Internacional.

Ti danno fastidio queste voci che ti danno in partenza dall’Internacional?
Fastidio? No. È così da quando ho iniziato a fare gol. Dall’interesse del Tottenham la stampa già diceva  che avrei giocato in tutto il mondo. È naturale, quando un giocatore appare di più escono tutte queste storie ma non ho alcun pensiero di desiderare dove andare.

Come sta andando questa stagione intera lontano da casa, lontano dal Beira Rio?
A volte è triste vedere uno stadio grande come quello senza le partite ma sappiamo che sarà uno dei migliori stadi in Brasile e non avrà paragoni con nessun altro stadio. Novo Hamburgo e Caxias hanno begli stadi e lì abbiamo conseguito risultati importanti, il che è importante: abbiamo imparato a vincere fuori casa, ma come se fossimo in casa.

E nel nuovo Beira-Rio dopo l’inaugurazione ci sarai ancora?
Spero di sì, sia con la maglia dell’Internacional che con quella della Nazionale. Sarà bellissimo, spettacolare, una cosa fantastica, sarà un gigante, così come noi chiamiamo lo stadio.

Fonte: Globoesporte.globo.com

clicca qui per leggere l’intervista in lingua originale

La Redazione

Traduzione e adattamento a cura di Maria Villani

 

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