Dopo Higuain e Callejon, c’è lui, quel piccoletto arrivato a Napoli senza tanti clamori e diventato presto un calciatore importante: Dries Mertens. Ha realizzato finora nove gol in campionato e due in Coppa Italia. Ha fornito dieci assist tra tutte le competizioni. E non ha giocato sempre da titolare. Se le cifre non mentono, siamo al cospetto di un colpo di mercato centrato in pieno. Dries Mertens è il fiore all’occhiello del direttore sportivo Bigon ma anche l’orgoglio di Benitez che fin dal primo momento non esitò a dare il suo benestare. Il dirigente partenopeo lo teneva sotto occhio già da qualche anno. L’aveva visto all’opera nell’Utrecht e successivamente anche nel Psv Eindhoven. Anche il tecnico spagnolo lo monitorava da un bel po’. E quando De Laurentiis fece presente che il Napoli aveva messo le mani su quel piccoletto belga, Benitez non battè ciglio: «E’ uno di quegli esterni che può essere molto funzionale al mio modulo. Sa giocare a sinistra come a destra. Crea superiorità numerica. Ed inquadra anche la porta», disse. Cosa pretendere di più da un ventiseienne giunto alle soglie della maturità tecnica? Bigon si affrettò a concludere l’operazione e a spiazzare la concorrenza accettando la valutazione di circa dieci milioni di euro. Poi, gradatamente, Mertens ha dimostrato per intero il proprio valore ed ora è una delle pedine inamovibili per la prossima stagione. Nonché della nazionale belga: Mertens potrebbe rappresentare l’asso nella manica del ct Wilmots che in Brasile se la vedrà con l’Algeria (17 giugno), la Russia (il 22) e la Corea (il 26). Il tamburino di Leuven è in forma smagliante. Ha siglato il terzo gol nella finale di Coppa Italia con la Fiorentina e si è ripetuto tre giorni dopo con il Cagliari in campionato. Martedì sera era anche il suo compleanno ma Mertens ha contenuto la gioia per rispetto di quello che era accaduto fuori dell’Olimpico. Con il Napoli e con la città ha legato come nessuno poteva mai immaginare. E non gli sembrava giusto esultare. Sarà per un’altra volta. Il belga, ormai, è stato rapito dal progetto e dalla gente. Forse sarà per quel suo spirito da scugnizzo che si porta dentro; sarà perché è il primo anno che lotta per qualcosa di importante; o forse perché si identifica con lo spirito partenopeo. Sta di fatto che Mertens si sente una cosa sola con il pubblico del San Paolo.
GLI INIZI. Eppure gli inizi non sono st ati facili. L’ex folletto del Psv ha patito il cambio di preparazione. Ha sofferto le marcature ferree del campionato italiano. Ma Benitez sapeva che prima o poi sarebbe esploso. Ha badato a fargli acquistare la necessaria esplosività. Si è preoccupato di farlo ambientare perbene. E da ottobre in poi (gol a Firenze) Mertens ha cominciato a sfoderare i suoi numeri: una rete all’Inter, due alla Sampdoria, uno al Verona. Alternandosi spesso con Insigne. Giocando come chiedeva il tecnico: con vivacità ma anche con intelligenza tattica. E nel mese di aprile si è imposto all’attenzione generale per il suo dinamismo sulla fascia sinistra, per la capacità di battere a rete, per altruismo ed incisività. Gli manca un altro gol per arrivare in doppia cifra in campionato. Sarebbe un bel traguardo alla prima esperienza nel calcio italiano. Intanto Mertens ha già provveduto a mettere sul chi va là il compagno di spogliatoio Faouzi Ghoulam che incrocerà alla prima sfida ai mondiali allo stadio Mineirao di Belo Horizonte. «Stai alla larga da me quel giorno» , ha scherzato, il simpatico ed imprendibile Dries.
Fonte: Corriere dello Sport
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