DA ZEMAN A BENITEZ. Dai tagli e gli inserimenti offensivi appresi durante i due campionati disputati nel quattro-tre-tre di Zeman (promozioni con Foggia e Pescara), alle diagonali ed ai ripiegamenti memorizzati nel tridente schierato da Benitez a ridosso di Higuain. Insigne ci ha messo tanto di suo per migliorare sul piano tattico ed anche su quello fisico. Come un alunno modello, si è applicato con umiltà ed intelligenza. E come un allievo disciplinato si è poi messo a disposizione di Prandelli. Oggi Insigne si sente pronto per sostenere l’esame di laurea per un calciatore, quello di un Mondiale. Continua a prepararsi con lo scrupolo di sempre. Già essere rientrato nei «trenta» rappresenta una gratificazione non da poco per lui. Ma l’ambizione resta forte.
STATO DI GRAZIA. Quello che sta per concludersi è stato il campionato più sofferto per Insigne ma anche quello della definitiva consacrazione. Ebbe ragione Zeman nel suggerire a De Laurentiis di riportare subito a casa quel ragazzo talentuoso e lanciarlo in serie A. Ha avuto ragione Benitez nel plasmarlo e mandarlo sempre in campo anche a dispetto di qualcuno. Insigne ha collezionato cinquanta presenze complessive per un totale di 3201 minuti giocati. Ha realizzato tre gol in campionato, due in Champions, uno in Europa League e tre in Coppa Italia ma soprattutto ha fornito dieci assist (9 in campionato, 1 in Champions). Dopo un periodo di rigetto, è esploso con l’arrivo della primavera, risultando decisivo anche per la conquista della Coppa Italia: doppietta proprio sotto gli occhi del ct Cesare Prandelli.
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