Anno 2001. Eravamo a gennaio, faceva un gran freddo. Il lenzuolo prescriveva: «Acqua e saon par el teron». Tradotto: acqua e sapone, il resto si capisce. Anno 1992. Eravamo a maggio ma in casa Verona faceva freddo uguale: retrocessione in B. Per le vie di Napoli un manifesto: «Coloro che vogliono festeggiare si trovino oggi alle 19,30 in piazza del Plebiscito». Firmato, «Comitato popolare Verona in B». Hellas e le storie tese. Hellas Verona-Napoli, ovvio. Come in quel vecchio film di Woody Allen, «Amore e Guerra», togliete l’amore ed ecco cosa vi rimane: la storia di una fiamma belligerante mai spenta, di un fastidio sempreverde, come un classico della letteratura che non smette mai di dire qualcosa. Venerdì pomeriggio, ad esempio, ne ha detta una pure il cardinale Sepe: «Chiedo sempre a San Gennaro di farci vincere 2-0 ma a Verona ci farà vincere 3-1». Anche i santi possono fare uno strappo alla regola se di mezzo c’è questa partita. Anche quando il Verona se la sfangava in serie B i siti degli ultras partenopei tenevano pronta quella foto riapparsa mesi fa, come un orologio svizzero, proprio in piazza Bra si celebrava il ritorno in paradiso: la foto è in bianco e nero, c’è uno scugnizzo di strada con la maglia del Napoli, il ragazzino sembra aver appena firmato con lo spray una scritta sul muro, la scritta sul muro recita «Hellas m…a».
Andate e scambiatevi un segno di guerra. Di guerra verbale per fortuna, fatta di striscioni, cori e sfottò, di questo si parla. Domandate a un appassionato di calcio, o a un semplice curioso, quale sia la prima cosa che gli viene in mente alle parole «Verona» e «Napoli ». Vi risponderà: «Giulietta è ’na zoccola». E’ il mitico striscione con cui la città di Totò pensò bene di replicare alle gentilezze della platea gialloblù. E furono tante. Una su tutte? «Vesuvio, pensaci tu». E così è stato negli anni un continuo ping-pong di prodezze. Ad esempio, segnatevi questa data, 5 maggio 1997: il Verona segna con De Vitis, la curva del Bentegodi attacca il tormentone, «terroni terroni » e via omaggiando. Così, due anni dopo, la curva del San Paolo restituisce il favore: è il 17 gennaio 1999, il messaggio rielabora la lezione, «Giulietta, t’avevo lasciata zoccola e ti ritrovo puttana ». Siamo sempre lì, all’amica di Romeo. O allo striscione napoletano «Dio creò la nebbia per non vedervi». O ricordiamo quel telecronista che, nel 2007, si beccò 200 euro di multa: il Napoli di Reja vinse 3-1 al Bentegodi, lui non si trattenne, «sono le 17.50 e adesso possiamo dirlo: Giulietta è ’na…».
Giusto per inquadrare: lo striscione risale al campionato ’87-’88, gara di ritorno. All’andata, gli ospiti furono accolti così: «Benvenuti in Italia». L’importante è non prendersi sul serio. Se vi tuffate nei forum dei supporter partenopei, oggi, trovate ancora qualcuno capace di un umorismo sottile: «Facciamo il gemellaggio? ». Sì, certo, come no. Bisogna cambiare sesso, per certe cose: insomma, ci vogliono le donne. Successe l’anno scorso, qui a Verona, prima del match tra l’allora Bardolino e il Napoli Carpisa Yamamay. Al fischio finale il «terzo tempo», gli applausi, brindisi e strette di mano fra calciatrici e dirigenti, zero scherni in tribuna. «Un gesto molto bello», disse il sindaco Flavio Tosi prima di consegnare un premio alla gialloblù Melania Gabbiadini (la sorella di Manolo, attaccante della Sampdoria) e alla collega napoletana Valentina Giacinti. Tosi, sempre lui, aggiunse: «È normale che tra due piazze importanti ci sia rivalità, ma è fondamentale che non si degeneri: l’iniziativa servirà a diffondere questo messaggio». Buonanotte. Basta navigare rapidamente ancora oggi tra i siti internet. Ebbene sì, la storia continua, come il sottotitolo alla fine dei telefilm: alla prossima puntata. E la prossima, dopo anni d’attesa, è proprio domani.
Fonte: corrieredelveneto.it
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