Quando ne parla gli spunta un sorrisino malinconico. Gli si arriccia la fronte. Vengono fuori un po’ di quelle rughe che l’hanno segnato nei suoi quattro mesi napoletani. Ventura il pioniere. L’allenatore in quel Napoli Cittadella. Coi 50mila al San Paolo e chissà quanti atri fuori. Non c’erano i biglietti per tutti, non li avevano stampati. Mai vista tanta gente in C. Toledo e Abate gli esterni, Gatti il metodista, difesa a tre, il giropalla come idea e il pampa Sosa e Varricchio là davanti. Era ancora il Napoli Soccer, all’americana. Senza campo, con le maglie sponsorizzate dai film e il San Paolo che pareva Cinecittà. Quel pomeriggio col Cittadella si ritrovò Muccino nello spogliatoio. «E tu chi sei?». Sorrise… Si sarebbe arrabbiato a gennaio. Il mercato gli avrebbe (ri)fatto la squadra. Ma andò via prima. Esonerato. Con garbo però cacciato. «Scoprirà per noi talenti negli USA», disse De Laurentiis. Rigore sbagliato di Calaiò con la Fermana e vai con Reja. Storie che tornano. Al San Paolo. Con chi le ha scritte. Azzurri sbiaditi ormai granata Toro. Amauri napoletano d’affetto. La moglie l’ha conosciuta qua. Stagione 2001. Esordio col Bari, primo gol contro l’Hellas. Talento purissimo. A Palermo l’esplosione, la Juve la grande occasione. Ora che è al Torino gioca due derby a stagione: quello della Mole coi bianconeri, quello del cuore col Napoli. I sentimenti come una parabola all’incrocio. Non li controlli. Quagliarella è andato via col rimpianto di chi poteva dare, fare e ricevere qualcosa di più. Un senso reciproco di incompiuto. Lui e il Napoli. L’addio, un tormento. Le lacrime e i dolori fisici, quella notte in Svezia, ne dilaniarono i sogni. Quagliarella il bomber della curva. Il capopolo che faticò a capire e farsi capire. C’erano due anime in quel Napoli. La sua, scugnizza. E l’altra sudamericana. Equilibri precari. Come la panchina quell’anno, il 2009. Via Donadoni, ecco Mazzarri. Segnò 11 reti. Era l’idolo. E la gente non capì: andava alla Juventus. “Tradimento”. Quagliarella torna. Geniale e talentuoso. Maturo. A Torino fa gol e trascina i compagni. E’ leader. E quando parla del San Paolo c’è El Kaddouri che capisce. Passioni, suggestioni, brividi. E’ la Napoli degli ex e di chi da napoletano sogna di giocarci. La speranza … Vives sempre.
Fonte: Corriere dello Sport
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