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Da Torino – Juve, Sarri verso l’esonero nonostante lo scudetto. Attenzione a Zidane

Ecco le ultime sull'ex tecnico del Napoli

Mi voglio sbilanciare, ben consapevole dei rischi ai quali mi espongo. Così come so di espormi alle risate di Paratici, andando controcorrente a quanto da lui fin qui dichiarato sull’allenatore.

Da quanto percepito, oltre alle sensazioni personali, Sarri non mi pare immune da un possibile esonero. Anche se, alla fine, questo 9° scudetto consecutivo lo dovesse portare a casa lo stesso, seppur tra mille tribolazioni e un percorso da gioco dell’oca. Perché sarà pure vero che alla Juventus “vincere è l’unica cosa che conta” ma il “come vinci” non è particolare del tutto accessorio.

Come le vediamo noi le partite della Juve, altrettanto le guardano proprietari e dirigenti, e aldilà delle dichiarazioni di facciata, non posso credere che qualcuno di loro possa essere soddisfatto di quanto visto finora in campo. Così come non penso possano soddisfarli i 38 gol presi da una difesa che è sempre stata la meno perforata d’Italia, i 23 gol in meno segnati rispetto all’Atalanta (non il Real Madrid), i 18 punti persi dopo situazioni di vantaggio, uno scudetto vinto (forse) al di sotto dei 90 punti.

Sarri è stato preso per vincere-convincendo, attraverso modalità ed espressioni di gioco diverse da quelle di Allegri, che con la filosofia del “corto muso” di tricolori ne ha portati a casa cinque di fila, alcuni vinti pure col muso lunghissimo. Tengo a precisare di non essere mai stato un estimatore del livornese, pur considerandolo un tecnico affidabile, capace di produrre risultati (11 trofei vinti + 2 finali di Champions). Di sicuro più bravo di Sarri, soprattutto nel leggere e gestire le partite. Nel proprio quinquennio juventino, di errori ne ha fatti pure lui, ma non in sequenza come Sarri in una sola stagione, per giunta nemmeno terminata. Anche Allegri era presuntuoso e supponente, ma con conoscenze di calcio e capacità tecniche superiori a quelle dell’ex bancario di Figline.

Il tempo di Allegri alla Juve era probabilmente finito e c’era bisogno di un cambio, quello di Sarri non è mai cominciato e penso sarebbe pericoloso attendere che cominci, costruendogli – come tanti vedo invocare – una rosa ad hoc. A tutti i sostenitori di questa tesi, chiedo: con Jorginho, Milik, Allan, Hysaj, Emerson Palmieri, la Juventus sarebbe più forte di quella attuale? La mia personale risposta è no. Al contrario, sarebbe più debole. Azzardo: aggiungendoci questi giocatori, la prossima stagione rischierebbe di arrivare quinta in campionato e di uscire immediatamente in Champions.

Sostenere che questa sia una rosa difficilmente migliorabile, la ritengo un’altra bugia perché è carente in tutti i reparti, oltre che datata (i giocatori spesso fermi ai box ne sono la cartina di tornasole). Rinnovarla inserendoci i nomi di cui sopra, però, la peggiorerebbero. Sentire Paratici dichiarare che, una volta vinto (si spera) questo 9° tricolore di fila, ci si siederà al tavolo con l’allenatore per migliorare la squadra mi spaventa. Spero che da casa Agnelli qualcuno intervenga e imponga l’alt. Di sbagli ne sono stati già fatti a sufficienza, sarebbe opportuno evitarne altri.

Non tifo affatto per un Allegri/bis, ma per l’arrivo di un allenatore capace e carismatico sì. Per capirci, un allenatore da Juve. Capace da solo di capire cosa fare alla Juve per vincere, e non società e squadra costrette a dover capire lui. Il nome c’è già, ed è quello di Zidane, al quale Agnelli aveva già pensato mesi fa – quando era libero – ed ora di nuovo sotto contratto col Real, dove ha rivinto ancora. Se Florentino lo lasciasse andare, e Zidane non lo ha escluso, si può fare.

Non so come sarà possibile scaricare Sarri, con un contratto triennale di cui lui stesso di recente si è fatto forte in tv, ma se dopo la conquista del 9° (si spera) lo spogliatoio spingesse per un cambio in panchina, Agnelli non potrebbe continuare a restare ai margini e col cugino qualcosa si dovrà per forza inventare. Nonostante le possibili resistenze di Paratici, primo sponsor dell’ex tecnico vittorioso col Sansovino, come lui ritiene di dover essere ricordato. Come Zidane, che ha già vinto tre Champions e 2 Liga. Uguale, uguale.

 

Fonte: Ilbianconero.com

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