La storia parve chiara già agli albori. Sin dai primissimi istanti della vita nuova del Napoli di De Laurentiis: matrice sudamericana, stampo spagnolo e lampi di portoghese. Il primo acquisto? Roberto Carlos Sosa detto il Pampa. Come la terra d’Argentina che gli ha dato i natali: sì, l’attaccante di Santa Rosa è stato il precursore, il papà, magari lo zio dei 24 sudamericani che, sin dal 2004-2005, hanno vestito la maglia azzurra. E sudamericani sono stati i due idoli assoluti degli ultimi anni: Lavezzi e Cavani, un argentino e un uruguaiano. E ora? Il Pocho, un pezzo fondamentale, è volato via in Francia, al Psg, ma è impossibile pensare che l’idillio possa finire così: a Napoli, al Napoli, i ritmi sudamericani piacciono tanto. Anzi, di più.
NOMI NUOVI – Due indizi fanno una prova? Sì, spesso, e comunque è così che si dice. E poi, basta leggere i nomi di due degli obiettivi più caldi, più recenti, del mercato azzurro: Gary Alexis Medel Soto, centrocampista cileno del Siviglia e della Nazionale conosciuto semplicemente come Medel; e il paranaense Joao Miranda de Souza Filho, Miranda per tutti, difensore dell’Atletico Madrid e della Nazionale brasiliana. Loro, negli ultimi giorni, hanno riempito il carnet degli uomini delle trattative del Napoli. Loro, sudamericani: ancora, sempre e comunque.
LA COLONIA – Lavezzi, dicevamo, è andato via, a Parigi, però il plotone attualmente a disposizione di Mazzarri conta ancora 9 uomini d’Oltreoceano: Miguel Angel Britos, Hugo Campagnaro, Edinson Cavani, Cristian Chavez, Federico Fernandez, Ignacio Fideleff, Walter Gargano, Eduardo Jesus Vargas e Camilo Zuniga. Un plotone, una pattuglia nutrita nonostante l’addio del Pocho, che però non resterà immutata: Chavez, che è già stato spedito in prestito in patria a gennaio, e Fideleff, che non ha praticamente mai trovato spazio, andranno via. E in dubbio c’è anche Gargano: ha offerte e richieste, soprattutto in Inghilterra, e sebbene il Napoli non abbia la necessità di venderlo, non è assolutamente escluso che alla fine lo ceda.
CHE ELENCO – Sin dal 2004, dalla rinascita dalle ceneri del fallimento, sono 24 i calciatori sudamericani che hanno indossato la maglia del Napoli. Con alterne fortune e ognuno con la propria storia in tasca: l’ala brasiliana Toledo, per esempio, che dopo la prima apparizione al San Paolo nell’esordio in C con il Cittadella, sembrava in grado di ubriacare avversari e tifosi a colpi di dribbling (salvo poi evaporare presto); i centrocampisti uruguaiani Amodio e Bogliacino, acquistati in tandem dalla Samb tra i dubbi e poi rivelatisi affidabili professionisti (il secondo è riuscito a ritagliarsi spazio anche con Mazzarri); il Panterone uruguaiano Zalayeta, grande tecnica ma grandi pause, e il portiere argentino, Navarro, uno che il segno lo ha lasciato più che altro lontano dal campo.
LE STELLE – Elenco lungo, elenco con qualche falla e qualche grande artista: Cavani, il Matador capace di realizzare 66 gol in due stagioni (33 per anno); Lavezzi, il Pocho, l’uomo che il San Paolo ha incoronato idolo dopo averlo visto all’opera appena una volta, in Coppa Italia con il Pisa nel 2007. Un crescendo di amore e passione, nei suoi confronti: faccia da scugnizzo, colpi di fulmine e di genio, e il coro rispolverato dal cassetto dei sogni che una volta era di Diego. “Olè-olè-olè-olè Pocho-Pocho”. Brividi. Un onore riservato a lui, a Ezequiel, anni e anni dopo l’abdicazione di re Maradona. Nessuno avrebbe mai scommesso che il popolo azzurro avrebbe potuto amare un altro giocatore in questo modo così viscerale. Talmente viscerale che, dopo anni, Lavezzi s’è sentito quasi in prigione. La storia è finita, adieu Pocho. Ma prima o poi qualcosa accadrà: il Sudamerica è lontano ma così vicino. Sempre.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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