NAPOLI – Quelli che… Rafa Benitez. Voluti, scelti, convinti. Sedotti e mai abbandonati. Rafael il numero uno dei suoi “protetti”. Incerto per un po’, sotto pressione e con un’eredità quasi imparabile. Eppure intoccabile. «Reina è un gran portiere. Ma ora c’è Rafael e non si tocca». E così è stato. Tre partite di fila senza subire reti e la Seleçao.
La “cantera” di Benitez. Quartieri Spagnoli a Napoli. Ma pure brasiliani. E Argentini. Francesi. Il mondo di Rafa: idee, intuizioni e decisioni. Alcune sue, altre sollecitate e condivise. Callejon l’assist migliore dello scouting. Nome giusto, caratteristiche perfette. E allora una telefonata e via. «Josè, vieni c’è la Champions. Giocherai, farai 20 gol e andrai finalmente in nazionale». Profetico. Tutto realizzato. Come i gol di Higuain e il peso specifico di Albiol nello spogliatoio. «E’ perfetto per la difesa. Ha esperienza e forza». Una squadra rifatta. Sinergia completa con la società: De Laurentiis il riferimento, con Bigon sempre insieme.
I soldi, mai troppi. Però prospettive di crescita, la spinta di Napoli, la continuità negli anni e l’appeal di Benitez. Enorme. Kalidou Koulibaly restò di sasso al telefono. «Sono Rafa, ti seguo da quand’eri ragazzino. Ti porto al Napoli». Il “K2” si sgretolò dall’emozione. Arrivò a Castelvolturno all’ora di pranzo. Prima volta e prima lezione di tattica. La tovaglia a quadretti il campo, le posate per avversari, 4 bicchieri in linea e la mollica da pallone. Movimenti e meccanismi, Koulibaly sbalordito. Benitez poliglotta. Social. Cinque milioni di pagine viste sul suo sito. Arriva ovunque forte e chiaro. Ma è il pallone il suo traduttore in campo. E’ nell’80 per cento delle esercitazioni. E quando appare, tutti felici. David Lopez lo rincorre come un dannato in mediana. «E’ un giocatore di ruolo»: il copyright è di Benitez. Come l’esclusiva della valutazione. Questa, solo sua. Le altre, anche di staff. Mertens partorito con lo scouting. Henrique preso in B, Jorginho e Ghoulam setacciati con cura. Un altro Napoli, insomma. Poco o nulla del passato. E chi c’è s’è “schierato” con lui anche con lo zigomo rotto e la mascherina. Gargano presente sin da Bilbao, De Guzman in crescita, Michu l’unico ancora atteso. Acciacchi, fatica e neanche un gol. Più che “cantera”, per lui è un cantiere. Ancora aperto.
Fonte: Il Corriere dello Sport
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