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Da Lazio-Napoli ad Ercolanese-Turris. Le porte chiuse in Italia e in Campania, un malcostume tutto italiano

Quanti casi dalla Serie A alle leghe minori

Porte chiuse, quante volte ne abbiamo sentito parlare. Domenica 18 gennaio in occasione di Lazio-Napoli sarà vietata la trasferta agli ospiti. Il Comitato di analisi per la sicurezza delle manifestazioni sportive (CASMS), convocato per valutare i rischi in vista del match dei partenopei contro la Lazio ha deciso così in seguito ai gravi fatti accaduti nell’ultima giornata di campionato. Il derby della capitale è stato infatti macchiato da alcuni episodi di violenza da parte di entrambe le tifoserie, come l’esplosione di ordigni nei pressi dello stadio e il ritrovamento di una molotov in un automobile. La Curva Nord della Lazio resterà chiusa, possono entrare solo i possessori della tessera del tifoso SS Lazio 1900 e i bambini. Inoltre, la vendita dei tagliandi sarà riservata ai soli residenti nella regione.

Il provvedimento di chiudere gli stadi ai tifosi è oramai diventato un malcostume tutto italiano. Dalla Serie A fino alle leghe minori ogni domenica si verificano episodi del genere. Le autorità adottando queste decisioni sembrano arrendersi e lasciano pensare che una soluzione vera e propria in realtà non la stiano nemmeno cercando. Anche in Campania viviamo spesso situazioni del genere, dalla Lega Pro fino alla Promozione. Nel Girone C di Lega Pro, nel quale ci sono ben otto squadre campane, non si contano più i provvedimenti di porte chiuse, soprattutto per gli ospiti, che spesso si vedono negare l’accesso allo stadio e subiscono il divieto di trasferta. Succede in Serie A, in Serie B, in Lega Pro, ma anche tra i dilettanti e derby dal valore storico importante perdono appeal poichè i tifosi non possono sostenere le loro squadre. Il 30 novembre è successo anche nell’Eccellenza campana, quando il derby di alta classifica tra Ercolanese e Turris in programma allo “Stadio Solaro” di Ercolano è stato chiuso al pubblico. Il caso della partita di Ercolano è un po’ l’emblema della malattia del calcio italiano: la decisione ufficiale è stata presa a 24 ore dall’inizio della partita, con gran ritardo, quando se ne era parlato per una settimana intera. Ad inizio settimana filtrava ottimismo, almeno per la presenza dei tifosi ospiti, ma le sensazioni positive sono scemate giorno dopo giorno fino alla decisione definitiva. La squadra ospitante ha perso la possibilità di un ottimo incasso, mentre i tifosi si sono visti negare un derby che mancava da un decennio e che avevano tutta la voglia di gustarsi. Certamente alcuni stadi, soprattutto in queste serie, non sono a norma, ovvero non hanno le cosiddette vie di fuga separate e questo è il caso del campo di Ercolano, che in una gara così a rischio non avrebbe potuto ospitare gli avversari. Solo in un secondo momento il prefetto ha deciso di chiudere le porte anche ai locali per evitare “infiltrati” della città confinante, scegliendo la via più facile. Porte chiuse agli ospiti invece in Juve Stabia-Savoia, altro derby campano tra i più importanti e sentiti, tra le squadre di due città ancora una volta confinanti, in Paganese-Salernitana e in tantissimi altri casi.

Per concludere, ci chiediamo quando questo malcostume finirà e quando potremo nuovamente rivedere trasferte libere e senza limitazioni. L’esistenza del calcio non ha senso in assenza di tifo e chi fa sacrifici per seguire la propria squadra anche lontano dalla propria città ha diritto a sostenere i propri colori anche lontano dalle mura amiche. Altrimenti anche scene bellissime come quella del “San Paolo” che si abbraccia e piangendo canta “Napul’è” hanno meno significato…

A cura di Dario Gambardella

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