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Da Ibrahimovic a Cavani, quanto «pesano» i gol

Prima dell’ultimo blackout positivi risultati anche senza le reti di Edinson

Alzi la mano chi ha mai sentito parlare di “incidenza nel complessivo delle realizzazioni”. Cos’è? Un parolone, un’ultima bizzarria statistica capace di scomodare persino i più attenti osservatori oppure uno dei tanti calcoli necessari per capire se un bomber sta bene oppure no? Questo dato insieme con tanti altri se lo contendono staff tecnici di ogni campionato. Gli allenatori, i loro assistenti, i dirigenti di club e gli stessi bomber si cibano di numeri, analisi, combinazioni più simili a equazioni e polinomi che alle ormai desuete tabelle. Cifre che hanno molto a che fare con l’ossessione da gol. Perché chi non la conosce, non è un allenatore di primo livello o un grande goleador. In area si può essere ossessivi per natura, per istinto e per convenienza (quelli col contratto a rendimento). Ci sono i maniaci nella linea di porta, gli assatanati assoluti come Pazzini e Gilardino che avrebbero ignorato anche la madre, se l’avessero vista libera sul dischetto e non in fuorigioco. Poi ci sono gli “attaccanti moderni” che cercano di segnare manovrando da lontano, come fanno le aquile quando incrociano i cieli e individuano la preda.
A questa categoria appartiene Cavani, il bomber oggi purtroppo rallentato. Perché una volta era il gol che amava il Matador – per parafrasare una frase di Mondonico -, mentre oggi è Cavani a non amare il gol. Una sindrome, insomma, più che un’attitudine. E si sa, segnare è il sale del calcio, ma è anche l’oro per gli stipendi: Edinson è tra gli attaccanti più pregiati tra quelli non incedibili (valore: 63 milioni), pur se adesso è un campione col tassametro spento. Già, l’ossessione del gol per lo spaesato Matador fa parte anche del contratto a rendimento, stilato sotto forma di bonus. Perché la voglia di andare a rete si incarna, ma spesso si calcola: superare quota x, realizzarne un tot in campionato e un tot ancora nelle manifestazioni internazionali, etc.
Cosa sta accadendo, dunque, a Cavani? Quale oscuro morbo calcistico lo affligge? Attraverso il suo percorso statistico cercheremo di scoprire di quale malanno si potrebbe trattare, pur se la cura più appropriata spetta a Mazzarri e alla sua equipe. Il nostro “malato” (metaforico, ovviamente) non segna da otto partite, nonostante abbia realizzato la bellezza di 28 gol, coppe e amichevoli comprese.
Per individuare qualche sintomo ripeschiamo quella voce iniziale, ovvero la ”incidenza nel complessivo delle realizzazioni”. Cavani ha una quota reti nel Napoli pari al 38,3% del totale gol della squadra. Non è un valore altissimo se lo rapportiamo a quello italiano (più di lui incide Di Natale: 40,5%). E non è nemmeno straordinario se paragonato allo score dei suoi altrettanto autorevoli colleghi europei. Ibrahimovic con Messi sono primi a pari merito in questa classifica: determinano il 47,1% delle reti del Psg e del Barcellona. Senza di loro le due squadre avrebbero uno dei quozienti più bassi della Lega francese e spagnola. Seguono Falcao (43,8 %), Benteke (42,9%) e via via gli altri sino a Cavani, sedicesimo. Quindi, Edinson sarà pure in crisi, ma di certo non è determinante, come per altri grandi cannonieri, nelle misteriose sorti della propria squadra.
Per spiegarne il declino bisogna leggere la sua cronologia dei gol. L’azzurro non segna dal 27 gennaio (Parma-Napoli 1-2), dopo essere andato a segno quasi ad ogni partita, con pause registrate alla seconda giornata (Napoli-Fiorentina 2-1), alla quarta (Catania-Napoli 0-0), alla settima (Napoli-Udinese 2-1), all’ottava (Juve-Napoli 2-0), alla tredicesima (Napoli-Milan 2-2 e alla ventesima (Napoli-Palermo 3-0). Anche in questo caso, Cavani non determina un calo di realizzazioni della squadra e neppure una crisi di risultati perché il Napoli, col Matador a secco, ha realizzato in quei match undici punti in sei partite: media 1,8 a gara, la stessa della Mazzari band in campionato.
Ancora: in quale momento della partita Cavani segna di più? Il suo rendimento è costante: tre centri li ha realizzati nei primi 15’, altrettanti sino al 45’; stessa cifra dal 46’ al 60’ e quattro sino al 77’. Mai, però, un gol nel quarto d’ora finale. Quindi il cosiddetto mancato approccio alla partita, tipico del Napoli spento negli ultime sei incontri, non riguarda il suo rendimento. Tuttavia l’astenia nell’epilogo della partita, probabilmente, segnala un appannamento atletico e mentale, tipico di un giocatore come lui che spende generosamente ogni goccia di energia.
Altro dato: in che modo va in rete. Anche qui lo score è lineare: quattro volte di testa, altrettante di destro, cinque gol col piede sinistro, quattro calci di rigore e un tap in. Infine i gol pesanti: Cavani ha portato al Napoli, che con la sua manovra lo ha agevolato nelle conclusioni, diciassette punti sui cinquantatré totalizzati.
«Passatemi la palla e venite ad abbracciarmi», diceva Pelé, sicuro in anticipo che il gol fosse compreso nell’azione. Il Matador potrebbe dire le stesse cose ai suoi compagni, appassiti come i fiori senza l’acqua, rimettendo così in moto, tutti insieme, il meccanismo di un Napoli inceppatosi in ogni reparto.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

M.V.

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