Si spostano le lancette. Fuso orario da mondiale. Castrelvolturno sul meridiano di Brasile 2014. Il rientro dei nazionali posticipa l’allenamento. Appuntamento al pomeriggio. Insolito o quasi. Benitez li vuole tutti e già pronti. Coordinamento totale. Piani volo organizzati, tabelle rientro affisse in bacheca e orologi sincronizzati. I tredici in giro per il mondo sono già di ritorno. Ieri le amichevoli. Partita, doccia, valigie rifatte e via in aeroporto. Da oggi e fino a domenica, è solo Napoli-Roma: la rivincita. Per entrambe. Quarta sfida stagionale, due giallorosse una azzurra: la più bella, la partita perfetta. I sessantamila di Fuorigrotta in delirio, Maradona in tribuna, tre a zero e finale di Coppa Italia.
Il miglior Napoli o quasi di stagione. Eppure, adesso, dietro in campionato, in ritardo: sei punti in meno e la Roma ha pure una partita da recuperare. Vincere, una necessità insomma. Prepararla al meglio, un obbligo. Benitez aspetta tutti dopo pranzo. Tutto dev’essere alla perfezione. Come quella notte, come tutte le altre notti contro le grandi al San Paolo. Il Napoli le ha battute tutte: Dortmund, Marsiglia, Arsenal, Swansea, Lazio, Inter, Milan e appunto la Roma. I guai sono con le piccole. Maledizione. E allora benevenuta Roma. Seconda in fuga però sempre sotto tiro. Almeno fino a che l’aritmetica lo consente. Ci crede il Napoli. Ne è convinto Benitez. Il suo calcio, ha detto, contempla anche le bugie. La delusione dell’Ardenza era assolutamente vera; quel senso di abbandono dell’obiettivo, falso. Napoli all’attacco della Champions. Ma pure in difesa. Perché il terzo posto vale comunque oro. Ed è da blindare. Ieri palestra al mattino presto, partitella a campo ridotto, un po’ di esercitazioni tecniche e la ricerca continua dell’intensità. Degli equilibri. Mesto quasi sempre in gruppo. Toni Doblas tra i pali. Callejon la stella mondiale rimasta… a guardare a Castelvolturno. Jorginho il futuro dell’Italia. Gli altri, una decina in tutto, co-titolari di una speranza: quel secondo posto vicino ma non più vicinissimo. Oggi tornano tutti. Tredici in totale. Di fatto la squadra (o quasi) che affronterà la Roma. Stress, stanchezza e botte da smaltire. Per qualcuno anche le arrabbiature. Il giorno dopo le partite è sempre così. Umori diversi e storie da raccontare. Come la formazione, da immaginare per ora. Pure se i titolarissimi li ha pure Benitez e le scelte sono praticamente fatte. Higuain e Albiol hanno scontato le squalifiche. Il miglior Napoli, quindi. Il miglior Henrique, invece, quanto prima. Questione di adattamento tecnico ed ambientale. Il Napoli non ha dubbi, quattro milioni ben spesi. Il tempo e il campo sono galantuomini. Lui, il brasiliano, è tranquillo, «Sono arrivato in un periodo particolare, in Brasile la stagione comincia ora. Non sono al massimo, ma raggiungerò presto la migliore condizione. Napoli è una grande piazza, tra le big d’Europa. Sono dispiaciuto per non aver giocato col Palmeiras nell’anno del centenario. Sono però accadute tante cose… Era giusto andare. Napoli era una occasione irrinunciabile. Mi alleno con tanti campioni, posso crescere e migliorare. Spero di andare al mondiale. Non ho parlato con Scolari, ma lui mi conosce e sa quello che posso dare. Dipende soltanto da me». Il futuro (e il presente) è tutto nei piedi. Il calcio è uguale a ogni latitudine.
Fonte: Corriere dello Sport
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