Quando arrivò, non c’era neanche il campo d’allenamento. Il Napoli era girovago con Ventura, il primo tecnico di De Laurentiis, e continuò a lavorare anche con Reja un po’ qui (Marano e Varcaturo) e un po’ là (Palma Campania e Paestum) finché il presidente e l’ex direttore generale Marino non s’accordarono con la famiglia Coppola e crearono i campi di calcio nella pineta e la sede al di sotto di un parcheggio all’aperto. Edy, che scelse come primo vice l’ex scudettato Caffarelli, suo giocatore a Pescara, è entrato nella storia del Napoli per le due promozioni consecutive dalla C1 alla A e per essere rimasto seduto in panchina cinque campionati, come Bianchi, il tecnico del tricolore ’87. Ma aveva presentato le dimissioni cinque mesi dopo aver ricevuto l’incarico. De Laurentiis lo incontrò sulla terrazza dell’hotel Vesuvio al termine dello spareggio per la B, perso con l’Avellino al Partenio. «Presidente, ho deciso di lasciare». Ferma la risposta: «Andiamo avanti con te». Il rapporto con De Laurentiis, anzi Aurelio, è stato intenso. Ma le scintille non sono mancate. Dopo un penoso pareggio al San Paolo in C1 e un battibecco, quelle parole forti del presidente: «Non ti metto le mani addosso perché sei vecchio». Si chiarirono e il rapporto andò avanti. Più alti che bassi. E il pentimento del produttore dopo l’esonero deciso il 10 marzo 2009 per affidare la panchina a Donadoni: Reja era sul campo ad allenare mentre l’ex ct firmava a Roma. «Napoli non è stato quel momento, il giorno dell’addio: è stato tanto. Napoli mi ha insegnato cose importanti», raccontava Edy, un lupo di mare. Appassionato di vela, ha compiuto una splendida «regata» dal campetto di Gela allo stadio La Luz di Lisbona, dove il Napoli perse la sfide di Intertoto contro il Benfica. Contestato al San Paolo anche quando era primo in C1 e in B («Ho spalle larghe»), fu colpito dal gesto dell’anonimo tifoso che lasciò una lettera sulla sua panchina prima della sfida contro l’Inter, vinta per 1-0: «Ti vogliamo bene». Reja ha avuto un rapporto intenso con i napoletani. Lui caricava i calciatori in dialetto nei primi tempi: «Amma vencere». Lasciò Castelvolturno dopo aver valorizzato i giovanissimi Hamsik, Lavezzi e Gargano (nel 2005 era partito con il Pampa Sosa e Capparella) e con il rimpianto di non vedere più tanti amici, giornalisti compresi, e non sorseggiare più il caffé preparato dal magazziniere Tommaso Starace. Stringendogli per l’ultima volta la mano, De Laurentiis gli disse: «Edy, per te le porte del Napoli saranno sempre aperte». Proverà a riaprirle domenica da leale ex. Nemico, mai.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
S.D.
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